Scoperta nuova specie di insetto di 34 milioni di anni in un pezzo di ambra

Le specie appena scoperte abitavano una foresta che copriva la maggior parte dell’Europa odierna durante l’Eocene.

Un team scientifico internazionale di ricercatori ha scoperto all’interno di un pezzo di ambra baltica, di età compresa tra 34 e 38 milioni di anni, il fossile di una specie di mosca precedentemente sconosciuta, ora estinta, appartenente a una nuova famiglia del gruppo ‘Aclyptratae‘. Secondo la Doñana Biological Station (Spagna), la scoperta è stata fatta analizzando un campione di ambra baltica della collezione dei ricercatori tedeschi Ch. & HW Hoffeins, proveniente da una foresta che copriva gran parte dell’attuale nord Europa durante l’Eocene, tra 33,9 e 56 milioni di anni fa. Come spiegato dagli scienziati in un articolo pubblicato sulla rivista Arthropod Systematics and Phylogeny, durante il loro studio hanno esaminato il fossile intrappolato nell’ambra sotto la luce di un microscopio, hanno scattato macrofotografie e utilizzato tecniche di visualizzazione avanzate, come la microtomografia a raggi X basata su radiazione di sincrotrone.

Scoperta nuova specie di insetto di 34 milioni di anni in un pezzo di ambra

Di conseguenza, gli esperti hanno stabilito che si trattava di un insetto sconosciuto appartenente a una famiglia non identificata di “Clyptratae”. La nuova specie è stata chiamata “Christelenka multiplex”, mentre alla famiglia è stato dato il nome di “Christelenkidae”. Da parte sua, il leader della ricerca, Jindrich Rohacek, ha spiegato che al gruppo degli ‘Acalyptrata’ appartengono importanti impollinatori che svolgono funzioni cruciali negli ecosistemi. Si stima che questo gruppo si sia ampiamente diversificato circa 49 milioni di anni fa, circa 15 milioni di anni dopo la grande estinzione del Cretaceo, che spazzò via il 75% delle specie sulla Terra, compresi i dinosauri. “Questa scoperta potrebbe facilitare ulteriori ricerche su questo gruppo e ci consentirà di comprendere meglio come sono diventati attori chiave negli ecosistemi moderni“, ha affermato Viktor Baranov, coautore dell’articolo.