Bagliori rossi nei cieli italiani? Non era aurora, ma un altro fenomeno

Gran parte dei bagliori rossi visti nel cielo il 5 novembre era legato al fenomeno chiamato SAR. L’annuncio dello scienziato Jeff Baumgardner.

Ha fatto scalpore la notizia degli avvistamenti dell‘aurora boreale in buona parte del nostro paese, nella sera del 5 novembre 2023. Un team di scienziati ha però annunciato come gran parte dei fenomeni avvistati non abbiano, in realtà, alcun legame con le ”luci del nord”. Ad apparire nei cieli di molte località è stato, invece, un fenomeno chiamato SAR e descritto per la prima volta nella prima metà del secolo scorso. A raccontare cos’è realmente avvenuto domenica scorsa è stato Jeff Baumgardner, docente del Centro per la Fisica Spaziale dell’Università di Boston che ha rilasciato una dichiarazione al sito spaceweather.com. Gli archi di luce rossa apparsi nel cielo sono stati legati a una forte tempesta geomagnetica di Classe G3 provocata da due forti espulsioni di massa coronale (CME) prodotte dal Sole. La stella ha lanciato verso il nostro pianeta un flusso di particelle altamente energetico carico elettricamente (il plasma), che, ha interagito con il campo magnetico terrestre e i gas atmosferici, soprattutto l’ossigeno e l’azoto nella ionosfera. Le aurore boreali sono fenomeni ottici legati al contatto tra le particelle energetiche e i gas, che producono luce, ovvero i fotoni, di colore diverso sulla base dell’energia, alla composizione del gas, all’altitudine ed ad fattori. Gli archi rossi, conosciuti come archi aurorali, sono invece legati all’allineamento delle particelle con il campo magnetico della Terra.

SAR, acronimo che sta per “Archi rossi aurorali stabili”, non hanno a che fare con le aurore polari. Se infatti le aurore si manifestano grazie all’interazione delle particelle, i SAR sono invece “un segno di energia termica che si disperde nell’atmosfera superiore dal sistema di correnti ad anello della Terra, un circuito a forma di ciambella che trasporta milioni di ampere attorno al nostro pianeta”. Questi archi di luce che appaiono durante forti tempeste geomagnetiche – come quella G3 del 5 novembre 2023 – si illuminano di rosso a causa dell’ossigeno atomico presente nell’atmosfera. Di solito quando si formano gli archi SAR non riusciamo a vederli, perché sono molto deboli. Nella serata di domenica, invece, la corrente dell’anello è stata alimentata molto a lungo dalla tempesta geomagnetica prodotta dal Sole, con l’energia che si è dissipata in questi archi SAR. “È stato un fenomeno che ha coinvolto tutto il mondo – ha dichiarato Baumgardner dall’Italia alla Nuova Zelanda”, ha concluso lo scienziato. Il fenomeno degli archi SAR, come altri eventi legati alle tempeste geomagnetiche, aumentano verso il picco massimo del ciclo undecennale dell’attività magnetica solare, pertanto non c’è da meravigliarsi che possano riapparire nel cielo in questi mesi.