Il fiocco di neve più grande mai registrato era largo come una pizza

fiocco di neve
Fonte: Pixabay/villemononen

La crescita dei fiocchi di neve è data dalle condizioni ambientali, in genere si ramificano con una simmetria di sei volte, ma c’è un limite a quanto possono diventare grandi?

Era la notte del 27 gennaio 1887, quando una violenta tempesta invernale fece cadere fiocchi di neve sulla valle del fiume Clark Fork, nei pressi di un ranch di proprietà di Matt Coleman, vicino a Missoula nel Montana, USA. La dimensione di quei fiocchi era più grandi delle “pentole per cuocere il latte” e, i rapporti del Guinness World Records, suggeriscono che erano larghi fino a 38 cm e spessi 20 cm.

In questo caso, la distinzione tra fiocchi di neve e cristalli di neve diventa importante perché molto probabilmente si trattava di ciuffi di molti cristalli di neve schiacciati insieme. I cristalli di neve sono il risultato del congelamento dell’acqua da un gas (vapore) direttamente a un solido (ghiaccio) senza prima diventare liquido, mentre un fiocco di neve può essere qualsiasi vecchio grumo ghiacciato che cade dal cielo.

Un esperto dei cristalli di neve è il professore di fisica al Caltech, il dottor Kenneth Libbrecht, la cui carriera ha affrontato il mistero del perché i cristalli di neve si creano in forme diverse. IFLScience ha spiegato che: “Era un rompicapo che sembrava che qualcuno dovesse risolvere. È imbarazzante per la comunità scientifica che non sappiamo come funziona. Voglio dire, questa roba cade dal cielo”.

Il professor Libbrecht, nei suoi più di 20 anni di carriera dedicata allo studio dei cristalli di neve, ha stabilito un modello in grado di spiegare perché temperature diverse danno origine a strutture diverse, creando quelli che ha definito cristalli “gemelli identici” in un ambiente di laboratorio. Il record per il più grande cristallo di neve individuale è stato attribuito a una delle osservazioni di Libbrecht in natura: infatti, è riuscito a trovare un cristallo enorme che misurava 10 millimetri da una punta all’altra.