I fiori selvatici si adattano ai cambiamenti climatici e alla mancanza di insetti impollinatori

I fiori selvatici si stanno adattando all’autofecondazione a causa della diminuzione delle popolazioni di insetti impollinatori. Questo cambiamento potrebbe avere un impatto negativo sulle relazioni vitali tra impollinatori e piante.

Piccolo insetto volante su un fiore viola pallido

Potrebbe la diminuzione delle popolazioni di insetti significare che questa vista sarà una cosa del passato? (Ruth Swan/Shutterstock)

I fiori selvatici, come molte altre cose, sembrano essere influenzati dai cambiamenti climatici e dalla mancanza di insetti impollinatori. Gli scienziati hanno scoperto che le piante si stanno adattando per sopravvivere senza l’aiuto degli insetti. L’impollinazione da parte degli insetti è una forma comune di impollinazione delle piante, con la maggior parte delle specie di piante fiorite che dipendono da api o falene (o altre creature) per fertilizzare i loro semi. Tuttavia, alcuni fiori selvatici che crescono nelle terre coltivate si stanno evolvendo verso l’autofecondazione. Quattro popolazioni di violette dei campi che crescono vicino a Parigi sono state confrontate con quelle coltivate in laboratorio da semi raccolti tra il 1992 e il 2001. Utilizzando l’analisi genetica, test comportamentali con impollinatori e osservando l’aspetto dei fiori, i ricercatori hanno scoperto che i fiori moderni erano più piccoli del 10 percento, producevano il 20 percento di nettare in meno e venivano visitati meno dagli impollinatori rispetto alle piante coltivate dai semi più vecchi. Questo rapido cambiamento è probabilmente causato dalla diminuzione delle popolazioni di insetti volanti. Gli studiosi ritengono che ciò possa creare un circolo vizioso: meno insetti portano a una minore produzione di nettare nei fiori, il che significa che gli insetti hanno meno cibo, causando un ulteriore declino delle popolazioni di insetti. Il team di ricerca sottolinea l’importanza di trovare misure pratiche di conservazione per proteggere le relazioni vitali tra impollinatori e piante e interrompere questo circolo vizioso. L’articolo è stato pubblicato sulla rivista New Phytologist.

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