Nelle più antiche città europee l’alimentazione era prevalentemente vegetariana

Un viaggio nelle città concentriche della cultura Trypillia, dove l’ingegno agricolo e una dieta prevalentemente vegetariana hanno alimentato la nascita delle prime grandi civiltà europee.

Le prime grandi città europee sorsero su un fondamento sorprendentemente semplice e virtuoso: una dieta prevalentemente vegetariana. Lo rivela uno studio rivoluzionario che getta nuova luce sullo stile di vita della cultura Trypillia, una civiltà fiorita circa 6.000 anni fa nelle regioni dell’attuale Ucraina e Moldavia. Questi insediamenti straordinari, concepiti in maestosi cerchi concentrici, raggiunsero dimensioni colossali, superando perfino le città dell’antica Mesopotamia.

Al culmine del loro splendore, i mega-siti Trypillia ospitavano fino a 15.000 persone, un’impresa logistica impressionante per l’epoca. Tuttavia, nutrire una popolazione così vasta non dipendeva da banchetti di carne bovina, ma da un’economia agricola estremamente raffinata. Secondo Frank Schlütz, paleoecologo dell’Università Christian-Albrechts in Germania, il bestiame era valorizzato non per la carne, ma per le sue preziose deiezioni. Le analisi isotopiche condotte sui resti di suolo, ossa e denti rivelano che la dieta Trypillia si basava principalmente su piselli, lenticchie e cereali come l’orzo.

Una sinfonia di fertilità e sostenibilità

Gli animali domestici, come bovini, pecore e capre, erano mantenuti in pascoli recintati non tanto per il loro valore alimentare, ma per il loro ruolo cruciale nel migliorare la fertilità del terreno. Nutriti con piselli e cereali, questi animali producevano letame che garantiva raccolti abbondanti. Sacrificare il bestiame per la carne avrebbe significato compromettere l’intero sistema agricolo, un rischio che le società Trypillia scelsero saggiamente di evitare.

Le stime degli scienziati indicano che i prodotti animali costituivano appena l’8-10% della dieta regolare. La fertilizzazione intensiva dei piccoli appezzamenti vicino alle abitazioni portava a raccolti straordinariamente ricchi, un risultato ottenuto grazie a una pianificazione meticolosa e a generazioni di conoscenza agricola tramandata. Questo sofisticato sistema, che combinava agricoltura e pastorizia, dimostra una gestione delle risorse naturali di incredibile lungimiranza.

Architettura e armonia sociale

I grandi insediamenti Trypillia riflettono una straordinaria sensibilità urbanistica. Le case, disposte in cerchi concentrici attorno a un centro comune, suggeriscono una società organizzata, in cui la collaborazione era essenziale per il successo. Tuttavia, questa coesione non era immune alle sfide. Gli archeologi, come Robert Hofmann, ipotizzano che l’aumento delle disuguaglianze sociali e delle tensioni interne possa aver spinto le persone ad abbandonare gradualmente i mega-siti in favore di insediamenti più piccoli e gestibili.

L’epilogo di una civiltà straordinaria

La cultura Trypillia si dissolse misteriosamente intorno al 3000 a.C., e le cause restano avvolte nell’enigma. Forse le pressioni sociali, forse un cambiamento climatico verso condizioni più fredde e aride. Quel che è certo, però, è che il modello Trypillia rappresenta un esempio di sostenibilità che pochi popoli antichi hanno saputo raggiungere. Nonostante la loro straordinaria capacità di vivere in armonia con l’ambiente, i Trypillia non poterono sfuggire alle forze sociali e politiche che, da sempre, plasmano il destino umano.

Questo affascinante capitolo della storia europea ci ricorda che la forza di una civiltà non risiede solo nella sua tecnologia o nelle sue risorse, ma anche nella sua capacità di adattarsi ai cambiamenti, trovando un equilibrio tra natura e società. Un’eredità che, ancora oggi, può insegnarci molto.

Fonte:

https://www.pnas.org/doi/10.1073/pnas.2312962120