Scoperta di un Antenato dei Batteri della Peste
Recenti ricerche hanno portato alla luce un antenato dei batteri responsabili della peste, rinvenuto in un dente di pecora risalente a quasi 4.000 anni fa. Questo reperto proviene da un insediamento umano dell’età del bronzo e offre nuove prospettive sulla storia delle pandemie. Gli scienziati hanno pubblicato i risultati in forma di preprint, evidenziando come i discendenti di questo patogeno abbiano causato pandemie devastanti nel corso della storia, tra cui la peste giustinianea del VI secolo e la temuta peste nera del XIV secolo, che hanno portato alla morte di milioni di persone in tutto il mondo. La comprensione di queste malattie è fondamentale per affrontare le sfide sanitarie attuali.
Importanza degli Studi sui Resti Animali
Gli autori dello studio sottolineano l’importanza di analizzare non solo i resti umani antichi, ma anche quelli degli animali che vivevano a stretto contatto con gli esseri umani. La maggior parte dei patogeni che colpiscono l’uomo ha origini zoonotiche, e molti di essi sono emersi in insediamenti pastorali preistorici. La convivenza tra umani e bestiame ha creato opportunità favorevoli per il passaggio di malattie. I batteri responsabili della peste, noti come Yersinia pestis, sono stati oggetto di studi approfonditi attraverso l’analisi del DNA antico. Tuttavia, la conoscenza riguardante la peste in altre specie rimane limitata, con un genoma parziale recuperato da un ratto medievale.
Origini della Peste e il Ruolo del Pastoralismo
Le ricerche precedenti indicano che tutti i ceppi moderni di Yersinia pestis possono essere ricondotti a un antenato comune, vissuto in Eurasia durante il tardo Neolitico e l’inizio dell’età del bronzo, circa 3.800 anni fa. In quel periodo, il pastoralismo stava iniziando a diffondersi, poiché gli esseri umani si trovavano a pochi millenni dal passaggio da una società di cacciatori-raccoglitori a una di agricoltori sedentari. Gli insediamenti, sempre più affollati di mammiferi domestici, aumentavano il rischio di contagio. La domesticazione di animali come pecore, capre, maiali e bovini ha rappresentato un fattore chiave nell’emergere di patogeni umani letali, responsabili di malattie infettive come tubercolosi, salmonellosi, morbillo e peste.

Rafikova m/Wikimedia Commons/CC BY-SA 4.0
Il Sito Archeologico di Arkaim
Un sito archeologico di grande rilevanza è Arkaim, un insediamento fortificato dell’età del bronzo situato nelle Montagne Urali meridionali. In quel periodo, una forma primitiva di Y. pestis causava focolai sporadici tra gli esseri umani in Eurasia, ma senza le caratteristiche genetiche necessarie per la trasmissione tramite pulci. Questa forma, nota come linea del tardo Neolitico e dell’età del bronzo (LNBA), è stata identificata in numerosi resti archeologici umani in tutta l’Eurasia, ma non in altre specie. Sebbene si ritenga ora estinta, la ricerca suggerisce che la peste LNBA sia durata per circa due millenni, da circa 2900 a 500 a.C., in un periodo caratterizzato da mobilità pastorale e interazioni intensificate attraverso le steppe eurasiatiche.
Espansione del Pastoralismo e Trasmissione della Peste
Gli autori propongono che l’introduzione dell’equitazione abbia portato a un’espansione del pastoralismo nella cultura Sintashta dell’Asia Centrale circa 4.000 anni fa. In questo contesto, grandi mandrie di bestiame avrebbero avuto maggiori probabilità di contrarre la peste LNBA da serbatoi naturali, come roditori selvatici o uccelli, e di trasmetterla agli esseri umani, anche in assenza di pulci. Inoltre, gli autori notano che ci sono poche evidenze di coltivazioni nei siti di Sintashta, suggerendo che questi insediamenti non avessero le scorte di cereali che avrebbero potuto attirare ratti infestati da pulci, come avvenuto in pandemie successive.
Diffusione della Peste tra gli Animali e gli Umani
La peste LNBA, incapace di trasmettersi in modo efficiente tramite pulci, potrebbe essersi diffusa tra gli esseri umani attraverso il contatto con pecore e altri animali da allevamento. La scoperta di una pecora domestica dell’età del bronzo infettata dalla peste LNBA rappresenta un’importante indicazione su come la malattia potesse diffondersi all’interno delle comunità pastorali senza l’intermediazione di pulci, come sottolinea l’antropologo Taylor Hermes della University of Arkansas. Questo è il primo caso documentato di peste LNBA rinvenuto in un animale non umano, e i ricercatori sono riusciti a recuperare il genoma del patogeno, un’impresa rara, poiché i resti di bestiame tendono a essere mescolati, dispersi e degradati nel tempo.
Implicazioni delle Scoperte sulla Salute Pubblica
Queste scoperte potrebbero contribuire a chiarire la storia evolutiva dei batteri della peste, che continuano a rappresentare una minaccia per la salute pubblica in alcune regioni del mondo. L’identificazione di un genoma di Y. pestis dell’età del bronzo da una pecora domestica offre una nuova prospettiva sull’evoluzione e sull’ampiezza dell’ospite di un patogeno preistorico. Questo stabilisce un precedente per future ricerche su malattie antiche al di là del solo ambito umano. Lo studio, attualmente disponibile come bioRxiv, attende ora di essere sottoposto a revisione paritaria, aprendo la strada a nuove scoperte nel campo della microbiologia e della storia delle malattie.