Dalle batterie agli ioni di litio ai veicoli elettrici, passando per droni e pannelli solari, le tecnologie ecologiche moderne si basano su materie prime critiche come litio, nichel e cobalto. Con l’aumento della domanda per queste innovazioni, cresce la necessità di approvvigionarsi dei loro componenti, creando una pressione significativa sulle catene di fornitura globali. Questo fenomeno è particolarmente preoccupante in Europa, che deve fare affidamento su paesi esterni per l’importazione di materiali essenziali. Ad esempio, il Sudafrica soddisfa il 41% della richiesta dell’Unione Europea per il manganese primario, mentre il Cile contribuisce con il 79% del litio lavorato. Inoltre, la Cina controlla circa il 70% dell’intera catena del valore delle batterie, dalla lavorazione delle materie prime fino all’assemblaggio finale. Questa situazione rende l’UE vulnerabile a potenziali carenze di approvvigionamento, evidenziando l’urgenza di strategie alternative per garantire la sostenibilità delle risorse.
Le sfide dell’estrazione delle materie prime critiche
L’estrazione delle materie prime critiche comporta costi e rischi elevati, sia economici che ambientali. Le attività di esplorazione per identificare giacimenti minerari possono richiedere anni di lavoro, senza alcuna garanzia di successo. Inoltre, il processo di estrazione è estremamente dispendioso in termini di risorse: per ottenere 1 kg di cobalto, un elemento fondamentale in diverse chimiche delle batterie, si consumano circa 250 kg di acqua e si generano almeno 100 kg di scarti. In questo contesto, il riciclo nell’Unione Europea emerge come una potenziale soluzione per stabilizzare l’approvvigionamento e ridurre l’impatto ecologico. Molte economie avanzate stanno considerando il riciclo dei metalli e il potenziamento dell’economia circolare come un valore aggiunto nei loro piani strategici. Paesi come Giappone e Cina, insieme a diversi stati americani, hanno già implementato legislazioni sul riciclo di elettronica e batterie, fissando obiettivi di recupero ambiziosi, in particolare per le batterie dei veicoli elettrici, seguendo l’esempio che l’Europa ha tracciato negli ultimi anni.
Il ruolo dell’Europa nel riciclo delle batterie
L’Europa si sta affermando come leader negli sforzi legislativi, con misure politiche che coprono l’intero ciclo di vita delle batterie, dall’estrazione al riciclo. Tuttavia, quando si analizza la capacità industriale di riciclo delle batterie, la Cina continua a dominare il settore. Secondo il rapporto “Recycling of Critical Minerals” dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA), le prime venti aziende al mondo per capacità di pre-trattamento e recupero dei materiali sono tutte cinesi. Le prime tre di queste aziende controllano circa il 15% del mercato globale del pre-trattamento e quasi il 20% del mercato del recupero dei materiali. Questa predominanza non sorprende, considerando che la Cina è in prima linea nella corsa alle gigafactory per la produzione di batterie e possiede la maggiore fornitura di batterie per veicoli elettrici. Proiettando lo sguardo verso il futuro, si prevede che la Cina manterrà oltre il 75% della capacità globale di recupero dei materiali entro il 2030, mentre gli Stati Uniti si fermeranno al 10% e l’Unione Europea al 5% della quota di mercato.
Il potenziale del mining urbano
In questo contesto, il mining urbano emerge come una strategia promettente, non limitata solo alle batterie esauste. Ogni anno, il mondo genera una quantità enorme di rifiuti elettronici, che comprendono apparecchiature elettriche ed elettroniche, oltre a batterie esaurite. Nel 2022, la produzione globale di rifiuti elettronici ha raggiunto i 62 milioni di tonnellate, un volume sufficiente a riempire 1,55 milioni di camion da 40 tonnellate, formando una fila in grado di circondare l’equatore. Invece di essere destinati alle discariche, questi rifiuti elettronici possono essere considerati miniere urbane di materie prime secondarie. L’estrazione di materiali dalle miniere urbane ha un impatto ambientale significativamente inferiore rispetto all’estrazione primaria, poiché le materie prime critiche sono generalmente più concentrate nelle batterie esauste rispetto ai minerali primari. Ad esempio, per estrarre cobalto dalle batterie agli ioni di litio è necessario utilizzare circa 100 kg di acqua, un quantitativo 2,5 volte inferiore rispetto a quello richiesto per estrarre la stessa quantità dal terreno. Recuperare ciò che già possediamo non solo preserva materiali preziosi in Europa, ma offre anche opportunità economiche. Il JRC ha stimato che la potenziale fornitura di cobalto secondario potrebbe coprire il 42% della domanda dell’UE entro il 2050.
Promuovere il riciclo all’interno dell’Unione Europea
Sfruttando le miniere urbane “in casa” per l’approvvigionamento di materie prime critiche, l’Unione Europea può ridurre notevolmente la sua dipendenza da fornitori esterni e mantenere la competitività a livello globale. Inoltre, raccogliere un numero maggiore di batterie esauste e mantenerle all’interno dell’UE stimolerà l’industria del riciclo e favorirà l’innovazione, contribuendo al raggiungimento degli ambiziosi obiettivi di riciclo stabiliti nel Regolamento sulle Batterie dell’UE. Questi obiettivi sono particolarmente sfidanti: entro la fine del 2031, si prevede di recuperare l’80% del litio e il 98% del cobalto dalle batterie esauste. In risposta a queste sfide, il JRC ha proposto un approccio scientifico per armonizzare le regole di calcolo necessarie a monitorare il riciclo delle batterie esauste in tutta l’Unione, supportando così l’innovazione e garantendo l’efficienza dei costi. Questo quadro metodologico si rivela cruciale per l’Unione Europea, permettendo di sfruttare al meglio le sue miniere urbane e contribuendo alla costruzione di un’industria sostenibile, resiliente e competitiva. In definitiva, ciò porterà a una gestione più efficiente dei rifiuti all’interno dei confini europei, promuovendo un futuro più verde e sostenibile.