Alpi: il monte Hochvogel potrebbe crollare da un momento all’altro

La previsione degli esperti alla luce della frattura e dei continui cedimenti della montagna.

A quota 2.529 metri, la vetta Hochvogel, situata al confine tra Austria e Germania, è oggetto di un monitoraggio scrupoloso negli ultimi anni dagli scienziati. Il motivo è una frattura che ha tagliato a metà la vetta e continua ad allargarsi, rendendone imminente il crollo. Una frattura che ora misura cinque metri di larghezza e 30 metri di lunghezza e che si è formata nel corso degli anni sulla vetta alpina. La frattura farà inevitabilmente crollare la montagna, avvertono gli scienziati che stanno monitorando da vicino la situazione. I dettagli del loro studio sono pubblicati in un comunicato stampa del German Geoscience Research Center Potsdam (GFZ).

Alpi: il monte Hochvogel potrebbe crollare da un momento all’altro

A causa della frattura che si allarga al ritmo di circa 1,23 centimetri al mese, parte del versante meridionale ha già ceduto di diversi metri, ma prima o poi franerà del tutto liberando fino a 260.000 metri cubi di roccia e terreno verso valle nella valle di Hornbach, in Austria. I ricercatori della GFZ e dell’Università Tecnica di Monaco stanno ancora studiando la struttura della montagna allo scopo di fornire un allarme tempestivo grazie ad una rete di sismometri installati a una distanza di 30-40 metri l’uno dall’altro mentre diversi sensori registrano la frequenza delle vibrazioni prodotte da grandi e piccoli movimenti della superficie. Altri fattori sotto osservazione degli esperti sono la temperatura e lo stress strutturale a cui sono sottoposte le rocce. Era l’estate del 2018, quando gli scienziati registrarono una vibrazione durata per circa sette giorni a una frequenza da 26 a 29 Hertz. Questa vibrazione è stata interpretata correlata a un aumento delle tensioni nell’ammasso roccioso. Quando la frequenza è poi diminuita, i sensori hanno registrato un aumento delle fratture. “Con l’aiuto dell’approccio sismico, ora possiamo, per la prima volta, percepire, registrare ed elaborare continuamente questo fenomeno ciclico quasi in tempo reale“, spiega Michael Dietze di GFZ. Durante le osservazioni effettuate tra luglio e ottobre negli ultimi due anni, gli esperti hanno stabilito un altro fenomeno: la vibrazione è più intensa quando la neve si scioglie e diminuisce quando la neve scompare, vale a dire che l’acqua in circolazione, freddo e caldo sono fattori importanti. Intanto la ricerca continua nella speranza di avere un quadro preciso di ciò che accadrà all’avvicinarsi dell’evento finale, che non dovrebbe causare vittime o danni, poiché la valle è già off-limits . Intanto i dati raccolti dagli scienziati in questo periodo, nel prevedere la frana della montagna potranno, un giorno, salvare vite umane persone e prevenire danni in altre aree montuose dove possono verificarsi eventi simili in maniera del tutto imprevedibile.