Carcinoma al seno: la cura potrebbe arrivare da una pianta, lo afferma uno studio

Un tipo di pianta comune, considerata un’erbaccia inutile, sarebbe capace di bloccare la crescita delle cellule del cancro al seno nelle donne.

Nonostante si tratti di un tumore per il quale sono oggi disponibili ottime cure e con una buona aspettativa di vita se diagnosticato precocemente (l’88% dei pazienti sopravvive a 5 anni dalla diagnosi), ogni anno in Italia sono quasi 60.000 le nuove diagnosi di carcinoma al seno nelle donne (circa 300-500 casi all’anno per gli uomini) e quasi un quinto di questi pazienti annualmente ne muore, magari per diagnosi tardiva o forme tumorali particolarmente aggressive.

Ogni nuova scoperta per curare ancor più efficacemente questo tumore è quindi salutata con speranza e sollievo, in attesa di una soluzione definitiva che salvi tutti i pazienti offrendo una buona qualità di vita. Questa volta la svolta nella cura del tumore al seno potrebbe arrivare da una pianta trattata finora come una comunissima erbaccia. Si tratta dell’Arabidopsis thaliana la cui peculiarità sarebbe quella di bloccare la proliferazione delle cellule tumorali. L’incredibile scoperta è il frutto di un lavoro svolto in sinergia dall’Università londinese Royal Holloway che ha effettuato numerosi test fianco a fianco con un team dedicato dell’Università di Exeter ed uno della Brunel University. Il risultato dello studio è stupefacente: l’erba Arabidopsis thaliana riuscirebbe a bloccare le cellule tumorali, impedendone la replicazione e la modifica, lasciando tuttavia intatte le cellule sane.

Questa comunissima pianta sarebbe quindi in grado di “capire” le cellule bersaglio da combattere senza creare ulteriori difficoltà a quelle che cercano semplicemente di fare il proprio normale lavoro in un organismo già debilitato dalla patologia in atto. Questa scoperta apre quindi il campo a nuovi studi farmacologici per la realizzazione di nuovi farmaci di origine naturale in grado non solo di bloccare il tumore ma anche di ridurre i tanto tristemente conosciuti effetti collaterali delle chemioterapie tradizionali.