Scoperta un’antica e misteriosa struttura romanica nel nord della Sardegna: le prime ipotesi

Gli archeologi stanno cercando di capire chi abbia realizzato, e a che scopo, la massiccia e antica struttura databile tra XI e XII secolo, individuata nei pressi della canonica nell’area vescovile di Bisarcio

È una scoperta straordinaria quella che arriva dall’area vescovile di Bisarcio, nel nord della Sardegna. Gli archeologi al lavoro nello scavo avviato in questa zona hanno rinvenuto una struttura romanica piuttosto massiccia databile tra l’XI ed il XII secoli e ubicata a poca distanza dai resti della canonica. A parlare per primo della scoperta è stato Marco Milanese, ordinario di Archeologia dell’università di Sassari nonchè direttore della decima campagna di scavo archeologico ‘Bisarcio Project‘. Il quale ha dichiarato: “Una nuova presenza, forse un edificio che arricchisce la ricostruzione del cortile del clero vescovile, a nord della basilica di Sant’Antioco di Bisarcio e che pone nuove domande su come nel Medioevo il Vescovo avesse organizzato quello spazio che oggi vediamo come un ampio cortile del tutto privo di costruzioni“.

Ma entriamo nei dettagli: la tecnica di realizzazione della struttura è, certamente, quella romanica e gli esperti ritengono che possano essere state impiegate le medesime maestranze pisane che il vescovo di Bisarcio chiamò affinchè venisse ricostruita l’antica basilica a seguito della distruzione a causa di un incendio. Milanese ha aggiunto che gli scavi proseguiranno allo scopo di “chiarire quale fosse la funzione di questa struttura” che, ha specificato, venne “realizzata in un momento di particolare disponibilità economica da parte del vescovo di Bisarcio, che oltre a detenere il potere religioso aveva anche un ruolo signorile nei confronti della popolazione dedita all’agricoltura e alla pastorizia, che viveva nei villaggi rurali del territorio della Diocesi di Bisarcio“.

Sul posto sono stati anche trovati dei sigilli in piombo medievali; se ne tenterà ora il restauro per sperare di riuscire a leggere quanto riportato sopra di essi. L’archeologo ha contestualizzato la scoperta spiegando che la Diocesi “aveva un’intensa attività istituzionale, data anche dai rapporti con il Papato e non solo dai rapporti interni alla Sardegna, che è testimoniata archeologicamente proprio dai sigilli, che certificavano la provenienza delle pergamene della corrispondenza”. Il comune di Ozieri ha dichiarato che “la nuova campagna di scavo nel sito di Bisarcio è in corso da alcune settimane grazie alla concessione del ministero della Cultura, valida fino al 12 settembre 2023, rilasciata al Comune di Ozieri, con la direzione scientifica dell’università di Sassari e la sorveglianza della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio. Collabora anche la diocesi di Ozieri”. (Fonte Ansa)