La spada nella roccia esiste e si trova in Italia

Nella Cappella di Montesiepi a Siena, in Italia, c’è uno strano manufatto che risulterà immediatamente familiare ai fan della leggenda arturiana.

Secondo un’analisi chimica il manufatto, è del periodo giusto e non un falso recente. La leggenda racconta che era l’arma apparteneva a di Galgano Guidotti, uno spietato cavaliere nato nel 1148 che divenne poi un santo cattolico. Secondo la storia – che deriva in gran parte dal processo di canonizzazione avvenuto poco dopo la sua morte – il padre di Galgano morì presto durante l’infanzia del figlio. Galgano diventò cavaliere e galoppò in sella al suo cavallo per diversi anni , assaporando la violenza, prima di cadere un giorno da cavallo e avere una rivelazione religiosa, convertendosi poco dopo al cristianesimo. Secondo la leggenda, abbandonò la sua fidanzata e iniziò una vita da eremita , mentre riceveva visioni che lo assillavano per costruire un suo eremo. Si diceva che Galgano avesse conficcato la sua vecchia spada nella roccia, simbolo di come stava per abbandonare la sua vita da cavaliere. Invece di “comportarsi” come una roccia, secondo le versioni della leggenda la pietra era “morbida come il burro”: La spada entrò nella roccia lasciando l’elsa sporgente dalla sommità. Da allora la spada è rimasta nella roccia, ora custodita all’interno della Rotonda di Siena, in Toscana. Il chimico Luigi Garlaschelli, nel 2001, esaminò il manufatto scoprendo dettagli incredibili. “Lo stile della spada è coerente con quello di altre armi simili della stessa epoca“, spiegava Garlaschelli, “possiamo addirittura etichettarla come una spada di tipo Xa, tipica della fine del XII secolo”. Diversi campioni della spada sono stati recuperati attraverso un foro e sono stati sottoposti ad analisi. “Sebbene i manufatti in ferro non possano essere datati in modo univoco”, ha scritto, “la composizione del metallo non ha rivelato che fossero state utilizzate leghe moderne, e quindi è pienamente compatibile con un’origine medievale”.

Altre analisi in seguito hanno confermato che il manufatto è autentico e può essere fatto risalire all’epoca di Galgano. “Abbiamo confrontato le ‘impronte digitali’ degli oligoelementi nel metallo della spada con quelle di pezzi di scorie di ferro che si possono ancora trovare intorno alla grande abbazia di San Galgano. Queste scorie sono gli scarti delle piccole fonderie usate dai monaci per fabbricare i loro piccoli oggetti di ferro, utilizzando il minerale di ferro locale“, ha spiegato Garlaschelli. Gli esperti hanno confermato che l’elsa che sporge dalla spada e la lama sono un unico pezzo. Anche se le analisi e gli studi hanno fornito dettagli interessanti, come la spada sia effettivamente entra lì rimane un mistero.