Le manguste: la guerra come mezzo di sopravvivenza

Le manguste dipendono dalle guerre per la loro sopravvivenza, con impatti significativi sulle dinamiche familiari e la sopravvivenza dei cuccioli.

Mangusta nano che guarda direttamente verso la telecamera in modo arrabbiato con la bocca aperta mostrando i denti. Lo sfondo è costituito da erba secca.

Non scherzare con una mangusta! (Mark Sheridan-Johnson/Shutterstock)

Il termine “guerra” evoca spesso immagini spaventose e si associa di solito a conseguenze negative, sia che si tratti di esseri umani che di animali. Tuttavia, esiste una specie che dipende effettivamente dagli atti di guerra per la sua sopravvivenza. Parliamo delle manguste, in particolare delle specie mangusta striata (Mungos mungo) e mangusta nano (Helogale parvula), entrambe presenti in gruppi familiari sociali in tutta l’Africa.

Le manguste si nutrono principalmente di piccoli insetti, lucertole e persino serpenti. Nonostante le loro dimensioni ridotte, le manguste nane sono i carnivori più piccoli dell’Africa. Le manguste striate, invece, possono raggiungere una lunghezza di circa 30-45 centimetri. Nonostante il loro aspetto dolce e soffice, nascondono una natura e uno stile di vita estremamente violenti. La loro società è interamente basata sulla guerra, come afferma Michael Cant dell’Università di Exeter, Regno Unito. Queste manguste sono note per cacciare i membri della propria famiglia, commettere infanticidio e praticare il cannibalismo, e tutto ciò avviene all’interno dei loro gruppi.

La ricerca ha dimostrato che i gruppi di manguste striate si impegnano in guerre con famiglie rivali fino a quattro volte al mese. Durante una guerra tra manguste, le parti avversarie si schierano l’una contro l’altra e si scontrano in combattimenti caotici e veloci, accompagnati da strilli acuti. Questo fenomeno è stato definito “guerra tra manguste”. Queste informazioni provengono da studi condotti presso il Banded Mongoose Research Project nel Parco Nazionale della Regina Elisabetta in Uganda e presso il Dwarf Mongoose Research Project, che ha studiato gruppi selvatici dal 2011.

Gli studi hanno portato i ricercatori a credere che la quantità di maschi all’interno della famiglia sia un fattore chiave nel determinare quale gruppo vince le lotte. I maschi sono più combattivi e spesso si feriscono durante gli scontri. Questo influisce sul modo in cui vengono curati i cuccioli e sulle dinamiche familiari all’interno del gruppo. Ad esempio, i maschi ricevono più cure quando sono giovani, vengono meno spesso cacciati e vivono più a lungo rispetto alle femmine.

Non è del tutto chiaro perché le manguste si impegnino in tanta violenza, ma ciò ha effetti sorprendenti sui loro cuccioli. Uno studio recente dell’Università di Bristol ha dimostrato che i tassi di sopravvivenza dei cuccioli aumentano quando la minaccia di conflitto con un gruppo rivale è più alta. Questo potrebbe essere dovuto al fatto che gli adulti del gruppo sono più all’erta e vigili alla ricerca di rivali, proteggendo così i cuccioli. Aumentare il comportamento di sentinella potrebbe essere un modo per ottenere più informazioni sull’altro gruppo, ma le sentinelle rilevano anche minacce predatorie e avvertono i compagni di gruppo del pericolo, garantendo così una maggiore sicurezza per i cuccioli vulnerabili.

Nonostante la loro natura violenta e le battaglie feroci, le manguste sono affascinanti per le loro dinamiche familiari. A differenza dei suricati, che hanno una coppia riproduttrice, le femmine delle manguste si riproducono tutte insieme e partoriscono contemporaneamente. Inoltre, le femmine si prendono cura dei cuccioli insieme. Le manguste striate hanno anche una relazione insolita con i facoceri e sono state protagoniste del folklore britannico per la loro presunta capacità di parlare più lingue.

In conclusione, le manguste dipendono dalle guerre per la loro sopravvivenza e le lotte tra gruppi rivali hanno un impatto significativo sulle dinamiche familiari e sulla sopravvivenza dei cuccioli. Nonostante la violenza, le manguste sono affascinanti per le loro complesse interazioni sociali.

Links: