Scoperta una nuova massa d’acqua nell’Oceano Atlantico

Ricercatori individuano una massa d’acqua equatoriale nell’Atlantico, completando il modello delle masse d’acqua oceaniche.

Una piccola porzione dell'oceano Atlantico.

Una piccola parte dell’oceano Atlantico. (Chris F via Flickr (CC BY 2.0))

Un gruppo di ricercatori ha recentemente scoperto una grande massa d’acqua nell’Oceano Atlantico che non era stata precedentemente identificata. Gli oceani contengono diverse masse d’acqua con caratteristiche fisiche distinte, come temperatura, salinità, storia di formazione e composizione chimica. Ad esempio, nell’Atlantico esiste la Circolazione Meridionale Sovratemporale (AMOC) e la ben nota Corrente del Golfo. Negli oceani Pacifico e Indiano, nel 1942, gli scienziati hanno scoperto grandi aree d’acqua distinte dalle zone circostanti, chiamate acque equatoriali, che si sono formate a causa della miscelazione delle acque a nord e a sud di esse. È sorprendente che questa massa d’acqua equatoriale sia presente negli oceani Pacifico e Indiano ma manchi nell’Atlantico, secondo il team di ricerca. La circolazione equatoriale e la miscelazione in tutti e tre gli oceani hanno caratteristiche comuni, come la corrente equatoriale e le onde equatoriali. Utilizzando i dati del programma Argo, che utilizza strumenti robotici per misurare i dati sugli oceani mentre galleggiano, affondano e si spostano lungo di essi, i ricercatori hanno individuato un’area che ritengono essere una massa d’acqua distinta, chiamata Acqua Equatoriale Atlantica. Questa massa d’acqua è probabilmente formata dalla miscelazione dell’Acqua Centrale del Sud Atlantico e dell’Acqua Centrale del Nord Atlantico. Secondo il team di ricerca, questa massa d’acqua si estende dalla punta del Brasile fino al Golfo di Guinea. La scoperta di questa nuova massa d’acqua contribuisce a completare il modello fenomenologico delle masse d’acqua di base dell’Oceano Mondiale e potrebbe portare a una migliore comprensione dei processi di miscelazione degli oceani. Lo studio è stato pubblicato su Geophysical Research Letters.

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