Per quale motivo i fiumi dell’Alaska stanno assumendo una colorazione arancione: cosa sta accadendo?

Circa 80 corsi d’acqua della Brooks Range, una catena montuosa in Alaska, si stanno colorando di un allarmante tonalità arancione. Questo fenomeno costituisce una grave minaccia per la biodiversità, gli ecosistemi e le comunità rurali che utilizzano quest’acqua. Ecco cosa sta accadendo.

Potrebbe sembrare incredibile, ma i remoti, incontaminati e cristallini fiumi in Alaska, negli USA, si stanno colorando di un preoccupante colore arancione, descritto dagli esperti come “succo d’arancia lattiginoso”. Questo fenomeno è simile a quello che si verifica nei corsi d’acqua vicini alle miniere, dove si manifesta il “drenaggio acido delle miniere”. In termini semplici, quando certi composti, come il solfuro di ferro, vengono esposti all’acqua o all’aria per motivi naturali o artificiali, il pH dell’acqua diminuisce drasticamente, rilasciando metalli tossici nell’ambiente, che possono tingere di ruggine e arancio fiumi e torrenti. Il problema è che nella zona dell’Alaska dove è stato osservato il fenomeno, la catena montuosa Brooks Range, non esistono miniere. Quindi, cosa sta succedendo?

A fornire una probabile spiegazione è un nuovo studio condotto da scienziati statunitensi del National Park Service (NPS) e dell’Università della California Davis, che hanno collaborato strettamente con i colleghi dello US Geological Survey e dell’Environment and Natural Resources Institute dell’Università dell’Alaska di Anchorage. I ricercatori, coordinati dall’ecologista Jon O’Donnell dell’Arctic Inventory and Monitoring Network presso l’NPS, hanno iniziato a sospettare un problema nel 2018, quando hanno osservato un fiume color arancio che l’anno prima era perfettamente limpido. Le prime macchie nelle immagini satellitari erano comunque già apparse nel 2008. La situazione è peggiorata progressivamente negli ultimi anni e gli scienziati hanno effettuato vari sorvoli in elicottero e prelievi di campioni sul campo per capire esattamente cosa stesse accadendo. Sono infatti ben 75 i corsi d’acqua della Brooks Range, in un raggio di circa 1.000 chilometri, a presentare il problema della contaminazione arancione, compreso il Salmon River.

Dalle analisi di laboratorio condotte su campioni raccolti tra giugno e settembre 2022 è emerso un pH medio estremamente acido (2,3), contro i valori standard leggermente basici (8) dei fiumi non colpiti dal fenomeno. Inoltre, sono state rilevate elevate concentrazioni di metalli inquinanti come rame, nichel, ferro, piombo e altri ancora. “Vediamo molti tipi diversi di metalli in queste acque. Uno dei metalli più dominanti è il ferro. Questo è ciò che sta causando il cambiamento di colore”, ha dichiarato la coautrice dello studio Taylor Evinger in un comunicato stampa. La situazione è del tutto paragonabile al problema del drenaggio acido delle miniere, ma non essendoci alcuna struttura analoga nell’area, il professor O’Donnell e i colleghi sono giunti a una conclusione: è colpa del cambiamento climatico. Il riscaldamento globale causato dalle emissioni di anidride carbonica (CO2) e altri gas serra, infatti, accelera lo scioglimento del permafrost, il cosiddetto ghiaccio perenne. La fusione di questo ghiaccio libera minerali metallici intrappolati nel lontano passato, permettendone l’interazione con l’acqua e l’ossigeno dell’aria. Questo processo rilascia i metalli tossici nell’acqua dei fiumi tingendoli di arancione, un problema che non riguarda solo la colorazione.


I metalli pesanti sono infatti tossici e riducono la qualità dell’acqua, con un impatto significativo sulla quantità di pesci e invertebrati. “Ci sono alcuni siti che sembrano quasi un succo d’arancia lattiginoso”, ha spiegato O’Donnell. “Quei corsi d’acqua arancioni possono essere problematici sia in termini di tossicità, sia perché potrebbero impedire la migrazione dei pesci verso le aree di deposizione delle uova”, ha concluso l’esperto. Se ciò non bastasse, c’è il rischio di problemi di salute per le comunità rurali che utilizzano l’acqua contaminata, oltre a quello della sussistenza a causa del crollo degli stock ittici. “Il problema si sta lentamente propagando nel tempo dalle piccole sorgenti ai fiumi più grandi”, ha aggiunto l’esperto. Siamo dunque di fronte all’ennesimo, probabile effetto devastante causato dai cambiamenti climatici. I dettagli della ricerca “Metal mobilization from thawing permafrost to aquatic ecosystems is driving rusting of Arctic streams” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Communications Earth & Environment.