Le Accuse di Censura di Meta Platforms
Meta Platforms, sotto la guida di Mark Zuckerberg, è attualmente al centro di un acceso dibattito pubblico. Questo è avvenuto dopo che un whistleblower ha sollevato gravi accuse riguardanti pratiche di censura e repressione del dissenso politico. Tali accuse sono particolarmente rilevanti nel contesto del tentativo dell’azienda di entrare nel mercato cinese. Sarah Wynn Williams, ex direttrice globale delle politiche di Meta per la Cina, ha presentato una denuncia di 78 pagine alla Securities and Exchange Commission (SEC) nel mese di aprile. Nella denuncia, si sostiene che l’azienda fosse disposta a consentire al Partito Comunista Cinese di esercitare un controllo diretto sui contenuti pubblicati sui social media. Inoltre, si richiedeva l’archiviazione locale dei dati per ottenere l’approvazione da parte delle autorità cinesi. Queste rivelazioni hanno suscitato preoccupazioni significative riguardo alla libertà di espressione e alla privacy degli utenti.
Il Sistema di Censura Sviluppato da Meta
Secondo quanto riportato nella denuncia, Meta, precedentemente conosciuta come Facebook, aveva già sviluppato nel 2015 un sistema di censura specifico per la Cina. Questo piano prevedeva la nomina di un “capo redattore” con il potere di rimuovere contenuti dal social network. In situazioni di “disordini sociali”, il capo redattore avrebbe potuto chiudere temporaneamente il sito. La denuncia, esaminata dal Washington Post, ha rivelato che Zuckerberg avrebbe accettato di colpire l’account di un noto dissidente cinese residente negli Stati Uniti. Questa decisione è stata presa in risposta a pressioni esercitate da un alto funzionario del governo cinese. Tale mossa è stata considerata strategica per facilitare l’ingresso di Meta nel mercato cinese, sollevando interrogativi etici e legali sulle pratiche aziendali.