Gioco responsabile, la sfida dell’informazione e della prevenzione

Il settore del gioco responsabile affronta sfide cruciali: la trasparenza nell’uso dei fondi anti-ludopatia e la corretta rappresentazione mediatica. Gli esperti indicano una via: quella del  monitoraggio efficace, del coinvolgimento delle associazioni e di un dialogo equo con la stampa per garantire un futuro più sostenibile.

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C’è una duplice sfida nel futuro del gioco responsabile. Da un lato la gestione e il monitoraggio dei fondi destinati al contrasto del GAP e della ludopatia. Dall’altro la capacità comunicativa e informativa nei confronti degli utenti di raccontare un fenomeno complesso e un’industria comunque virtuosa. Si tratta di due aspetti apparentemente diversi e distanti, ma che invece influenzano e non poco le dinamiche di mercato, la percezione pubblica e le politiche di intervento.

Ne è convinto Francesco Gatti, CEO di Bull Gaming, che in questa intervista a Jamma ha evidenziato  la necessità di maggiore trasparenza nell’utilizzo delle risorse destinate al contrasto del gioco patologico e una rinnovata attenzione alla corretta divulgazione dei dati da parte dei media: “Il principale problema nella gestione dei fondi per il contrasto al gioco patologico è la trasparenza. È fondamentale che le associazioni di categoria chiedano alle regioni un resoconto dettagliato sull’impiego delle risorse e sui risultati concreti ottenuti”. C’è bisogno di un approccio scientifico al tema, un’impostazione che permetta di verificare costantemente le misure adottate, di monitorare i risultati, di aggiustare il tiro.

Ne sono convinti anche dalla redazione di Gaming Report, testata specializzata in tematiche di gioco e gambling: “Solo con un sistema di controllo efficace si può garantire che i fondi vengano impiegati correttamente e producano un reale beneficio – spiega la giornalista Natalia Chiaravalloti – e in questo senso un ruolo di primo piano può essere svolto anche dalle associazioni”. Un movimento dal basso, insomma, con la creazione di un nuovo interlocutore per le istituzioni che garantirebbe una doppia tutela: maggiore trasparenza sull’uso delle risorse e più collaborazione con gli enti pubblici in iniziative di prevenzione e supporto ai giocatori problematici. “Bisogna superare l’idea che le associazioni siano un soggetto contrapposto – precisa ancora Natalia Chiaravalloti di Gaming Report – al contrario, includerle nel processo decisionale e di verifica permette di assicurare che ogni intervento sia mirato ed efficace”.

Altro tema caldo è quello del dialogo con la stampa e della narrazione che verso l’esterno si fa di questo settore. “C’è bisogno di un nuovo tipo di giornalista – conclude l’esperta – in grado di raccontare in maniera imparziale e soprattutto veritiera tutto quello che avviene all’interno del gambling. Purtroppo negli ultimi anni abbiamo assistito a una narrazione distorta, basata su dati parziali e volutamente allarmanti. Ma cambiare è possibile”. Cambiare è possibile e soprattutto è necessario, per riportare chiarezza e correttezza in ambito giornalistico e per assicurare credibilità all’intero settore. Lotta alle fake news e trasparenza nella gestione dei fondi. Sono questi i fari proposti dagli esperti. In attesa di mettere mano alla questione economica, che preoccupa e non poco le associazioni di categoria. Nell’ultima manovra di bilancio, infatti, è stato cancellato il fondo ad hoc per le dipendenze da gambling, sostituito con uno più ampio e generale per tutti i tipi di patologia (dall’alcolismo alla droga, passando per le dipendenze di internet). Più soldi (94 milioni rispetto ai 50 milioni stanziati), ma più frammentati. Ecco perché il monitoraggio rimane una questione fondamentale.