Nuovo Ordine Esecutivo: Rischi e Opportunità dell’Estrazione Marina

Esplorazione del fondale marino: opportunità economiche e sfide ambientali.

Negli Stati Uniti, si sta assistendo a un significativo ampliamento degli sforzi per l’esplorazione del fondale marino, in un contesto di crescente interesse per i metalli rari e le risorse critiche. I sostenitori di questa iniziativa sostengono che potrebbe garantire l’accesso a minerali essenziali e persino portare alla scoperta di nuovi composti chimici. Tuttavia, le organizzazioni ambientaliste esprimono forti preoccupazioni, avvertendo che tali attività potrebbero causare danni irreversibili agli ecosistemi marini e accelerare la degradazione degli oceani. È fondamentale considerare le implicazioni ambientali di queste operazioni, poiché il benessere degli oceani è essenziale per la salute del nostro pianeta.

Il nuovo ordine esecutivo e le sue implicazioni

Il via libera a questa nuova strategia è stato dato tramite un ordine esecutivo firmato dal presidente Donald Trump il 24 aprile. Questo provvedimento incarica le agenzie federali di accelerare l’esplorazione, l’estrazione e la lavorazione di minerali critici, tra cui cobalto, nichel e terre rare, direttamente dai fondali marini. L’ordine prevede anche misure per snellire la burocrazia, incrementare gli investimenti nella scienza e nella tecnologia oceanica, e stabilire nuove collaborazioni con gli alleati per promuovere uno sviluppo responsabile delle risorse marine. La National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA) ha accolto con favore l’iniziativa, definendola “la prossima corsa all’oro”, un’affermazione che ha sollevato preoccupazioni tra scienziati e ambientalisti. È cruciale monitorare l’evoluzione di queste politiche e il loro impatto sugli ecosistemi marini.

Rischi dell’estrazione mineraria in acque profonde

L’estrazione mineraria in acque profonde è diventata un argomento di crescente rilevanza negli ultimi anni. Questa pratica prevede l’impiego di macchinari delle dimensioni di balene, progettati per setacciare il fondale marino alla ricerca di “patate di mare”, ovvero masse polimetalliche ricche di cobalto, nichel e altri minerali fondamentali per la produzione di batterie e per la transizione verso una cosiddetta “rivoluzione verde”. Le risorse estratte vengono trasportate a una nave in superficie attraverso tubi che possono estendersi per chilometri, mentre una miscela di sabbia, acqua di mare e altri rifiuti minerali viene reimmessa in mare. Sebbene l’entità dei rischi associati a queste operazioni rimanga incerta, evidenze crescenti suggeriscono che l’estrazione mineraria in acque profonde potrebbe avere effetti duraturi e devastanti sugli ecosistemi marini già fragili. È essenziale considerare le conseguenze a lungo termine di tali attività.

Le conseguenze storiche dell’estrazione mineraria

Un episodio emblematico risale al 1979, quando un’area della Zona Clarion-Clipperton nell’Oceano Pacifico fu oggetto di estrazione mineraria. Più di quarant’anni dopo, gli scienziati hanno effettuato un ritorno sul sito, scoprendo che il fondale marino stava ancora faticando a riprendersi. Sebbene siano stati osservati alcuni timidi segni di recupero biologico, il team di ricerca ha documentato cambiamenti permanenti nei sedimenti e una notevole scarsità di fauna di dimensioni maggiori, evidenziando le cicatrici profonde e durature che l’estrazione mineraria può infliggere agli ecosistemi oceanici. Questi dati storici devono servire da monito per le future politiche di estrazione mineraria.

Opposizione e preoccupazioni ambientali

Di fronte a tali preoccupazioni, il recente ordine esecutivo ha suscitato una forte opposizione da parte di vari gruppi ambientalisti. La dottoressa Katie Matthews, scienziata capo di Oceana e vicepresidente senior, ha dichiarato: “Questo è un chiaro esempio di come la cupidigia delle aziende minerarie prevalga sul buon senso. Qualsiasi tentativo di accelerare l’estrazione mineraria in acque profonde senza adeguate misure di sicurezza non farà altro che accelerare la distruzione dei nostri oceani”. Oceana ha condannato l’ordine esecutivo, sottolineando i rischi per l’ambiente marino. Jeff Watters, vicepresidente per le relazioni esterne di Ocean Conservancy, ha aggiunto: “Questo ordine esecutivo contrasta con la missione della NOAA”, che è quella di proteggere, non di mettere in pericolo, l’oceano e i suoi benefici economici, come la pesca e il turismo. Gli scienziati concordano sul fatto che l’estrazione mineraria in acque profonde rappresenti un rischio estremamente elevato per il nostro oceano e per tutti noi che dipendiamo da esso.

Il ruolo della comunità internazionale

Greenpeace ha messo in evidenza come questa decisione sembri rappresentare un tentativo di bypassare l’Autorità Internazionale per il Fondale Marino, l’organismo intergovernativo creato per regolare l’estrazione mineraria in acque profonde. L’ordine esecutivo prevede anche una revisione dei permessi per l’estrazione mineraria in aree al di fuori della giurisdizione nazionale, un passo che potrebbe generare tensioni con la comunità internazionale. Greenpeace ha rilasciato una dichiarazione ufficiale in merito, evidenziando l’opposizione di ben 32 paesi all’estrazione mineraria in fondali marini. A partire dal 2024, ben 32 paesi hanno ufficialmente espresso un certo livello di opposizione all’estrazione mineraria in fondali marini, tra cui Canada, Regno Unito, Francia, Germania, Messico, Svezia, Danimarca e Austria. La maggior parte di questi paesi ha richiesto una pausa precauzionale fino a quando non saranno noti i rischi completi, mentre alcuni, come la Francia, hanno imposto un divieto totale della pratica nelle loro acque nazionali. Arlo Hemphill, responsabile del progetto della campagna di Greenpeace USA per fermare l’estrazione mineraria in acque profonde, ha commentato: “Autorizzare l’estrazione mineraria in acque profonde al di fuori della legge internazionale è come accendere un fiammifero in una stanza piena di dinamite: minaccia ecosistemi, cooperazione globale e la credibilità degli Stati Uniti tutto in una volta”. Hemphill ha concluso affermando che “questo ordine esecutivo non segna l’inizio dell’estrazione mineraria in acque profonde. Ovunque i governi abbiano cercato di avviare l’estrazione mineraria in acque profonde, hanno fallito. Questo non sarà diverso”.