Marte, la nuova scoperta sulle misteriose striature: confutata la presenza di flussi d’acqua

L'ultimo studio degli Usa fa maggiore chiarezza sul legame tra la presenza di acqua e le pendici striate del pianeta rosso. Ma non sono buone notizie.

Marte e l'origine delle striature (Fonte Pixabay - https://pixabay.com/it/photos/marte-pianeta-rosso-pianeta-spazio-11012/)

Marte continua a riservare misteri e sorprese quasi quotidianamente e sono molteplici gli studi condotti per conoscere più nel dettaglio i segreti del pianeta rosso. Molti di essi si concentrano sulla possibile presenza di acqua e su quelli che erano i flussi d’acqua in un remoto passato, andando ad indagare i ‘segni’ presenti su Marte, dalle tipologie dei materiali alle conformazioni della superficie, per cercare di individuarli. A tal proposito è stata condotta una ricerca, da parte di un team della Brown University in collaborazione con colleghi dell’Università svizzera di Berna, per capire se effettivamente vi fosse un legame tra le pendici striate del pianeta e la possibile presenza di flussi di acqua liquida. Portando a risultati differenti rispetto a quelli che ci si sarebbe potuti aspettare.

Marte e lo studio sulle striature del pianeta rosso: qual è la verità

Le striature individuate lungo i crateri e le scogliere di Marte sono da anni al centro dell’attenzione di scienziati ed astronomi (in particolare a partire dalla missione Viking condotta dalla Nasa negli anni ’70) e sono state formulate ipotesi in merito al fatto che si trattasse di evidenti segnali della presente, sula superficie di Marte, di acqua liquida. Se così fosse il pianeta potrebbe essere considerato, per lo meno in epoche remote, potenzialmente abitabile. Le immagini raccolte nel corso degli anni consentono di osservare queste particolari formazioni che appaiono con una colorazione più intensa rispetto a quella delle aree circostanti, nonché la loro estensione (diverse centinaia di metri) ed il fatto che alcune rimangano visibili a lungo mentre altre tendano a scomparire o apparire con una certa rapidità. A quelle con la minore durata è stato dato il nome di RSL ovvero recurring slope lineae ed è stato notato che esse vanno a riformarsi con ciclicità nei medesimi luoghi.

L’origine delle striature, acqua o frane?

L’origine di tali striature è ad oggi un mistero ma la loro presenza è stata, in via ipotetica, correlata alla possibile presenza di acqua. Flussi provenienti ad esempio da falde acquifere sotterranee o da aria molto umida oppure da residui di ghiaccio presente al di sotto della superficie. Nello studio, i cui risultati sono stati pubblicati su Nature Communications, si va però a confutare questa ipotesi, andando invece a presumere che le striature possano avere origine da fenomeni di altro tipo quali violente raffiche di vento o frane. Per arrivare a questo risultato è stato impiegato un algoritmo di machine learning: il team ha potuto in tal modo catalogare un gran numero di striature sulla base di oltre 85mila immagini satellitari. Realizzando una mappa completa con oltre 500mila striature localizzate sui pendii di Marte.

Ne è seguita un’analisi geostatica: gli esperti hanno effettuato un confronto tra la mappa ed una serie di dati già mappati del pianeta, dalla velocità del vento all’idratazione, dalle frane alla temperatura. Scoprendo che le striature si formano prevalentemente laddove si verifica lo scivolamento da ripidi pendii di strati di polvere molto fine. Insomma esse potrebbero non indicare la presenza di acqua ma, al contrario, avere un’origine secca. Si tratta, anche in questo caso, di un’ipotesi ancora tutta da confermare.