Una grande montagna situata all’interno di un antico cratere su Marte potrebbe essere, in realtà, un vulcano. È quanto suggerisce una nuova analisi condotta da un gruppo internazionale di ricercatori, che mette in discussione l’origine finora accettata della struttura conosciuta come “cratere Gale”. Questo sito è stato esplorato dal rover Curiosity della NASA per oltre un decennio. Secondo lo studio, pubblicato sulla rivista Journal of Geophysical Research: Planets, la formazione al centro del cratere, alta circa 5 chilometri, presenta caratteristiche insolite per essere un semplice deposito sedimentario. Gli scienziati, infatti, hanno osservato segni che potrebbero indicare un passato vulcanico: strati inclinati verso l’esterno, forme compatte e tracce di minerali tipici delle eruzioni. In particolare, l’attenzione si è concentrata sulla sommità della montagna. Le immagini satellitari ad alta risoluzione e i dati raccolti da Curiosity mostrano una struttura simile a una caldera, ovvero la cavità che si forma dopo l’esplosione di un vulcano. Inoltre, le analisi chimiche del suolo indicano la presenza di materiali che potrebbero essersi formati a seguito di attività vulcanica, come cenere e flussi lavici.
Questa nuova ipotesi cambia la prospettiva su Gale e sulla storia geologica di Marte. Se davvero si tratta di un antico vulcano, ciò suggerirebbe che l’attività vulcanica abbia avuto un ruolo più significativo nell’evoluzione del pianeta di quanto si pensasse. Potrebbe anche aiutare a spiegare alcuni elementi atmosferici, come la presenza passata di vapore acqueo o gas vulcanici. Il team riconosce che saranno necessari ulteriori studi per confermare l’origine vulcanica della struttura. Ma il lavoro offre un nuovo modo di interpretare i dati raccolti finora e apre la possibilità che altre formazioni simili, in apparenza sedimentarie, possano essere riconsiderate alla luce di un’origine magmatica. In un contesto in cui Marte continua a offrire indizi sul suo passato complesso, la possibilità di scoprire un vulcano nascosto in piena vista rappresenta un ulteriore tassello nel tentativo di ricostruire la sua storia e valutare le condizioni che potrebbero aver sostenuto la vita. La scoperta è stata riportata su Mars Daily.