Sicilia: un’effige di Astarte scoperta a Mozia

La raffigurazione risale ad un periodo compreso tra il 520 e il 480 a.C.

Una scoperta davvero sorprendente durante la campagna di scavi, condotta dall’Università Sapienza di Roma e dalla Soprintendenza di Trapani a Mozia. Si tratta di un reperto raffigurante la dea Astarte, la Grande Madre adorata dai Fenici e prima ancora dai Cananei, moglie di Adon e legata alla fertilità, alla fecondità ed alla guerra. Adorata a Sidone, Tiro e Biblo, nell’odierno Libano, la dea era presente anche nel pantheon dei popoli del Mediterraneo centrale, tra Malta, la Sardegna, ed Erice in Sicilia, dove veniva identificata con Venere Ericina. Proprio da Astarte sembra derivare il nome del comune Mistretta, in provincia di Messina (AM-ASHTART), ovvero città di Astarte. Quella scoperta in Sicilia è una raffigurazione in terracotta con il volto bianco lucente e i capelli rossi e ricci. Poco lontano è stata scoperta anche una rosetta a rilievo con tracce di doratura: uno dei simboli più ricorrenti in Oriente e che conferma che si tratta della divinità fenicia. La datazione sembra essere riconducibile tra il 520 e il 480 a.C., oltre un secolo prima della distruzione della città operata nel 397/6 a.C. da Siracusa.

Sicilia: un’effige di Astarte scoperta a Mozia

La testa di Astarte è stata portata alla luce di una fossa circolare, dal diametro di circa un metro, accanto ad altri due oggetti, anch’essi in terracotta: un disco con la rappresentazione di una rosetta a rilievo e uno stampo raffigurante un delfino dal grande occhio naïve. La scultura era posta al centro della stipe, rovesciata, su uno strato di ocra. La rappresentazione, indica la dea astrale (dalla rosetta dorata) e marina (il delfino). Dea della vita, ma anche della della navigazione, Astarte era venerata dai Fenici che attraversavano il bacino del Mediterraneo. Il rinvenimento è stato fatto nella zona meridionale di Mozia, a pochi metri dal muro del Tèmenos, il recinto dell’area sacra del Kothon (il bacino idrico usato nell’area interna dei porti fenici) nella quale è stata scoperta, in passato, anche un’àncora antichissima, risalente al II millennio a.C.