Nuove Scoperte sul Passato Umano del Sahara: 7.000 Anni Fa

Esplorando le antiche popolazioni e le loro pratiche nel Sahara

Il Sahara, oggi noto per la sua vastità e aridità, nasconde un passato sorprendente e vibrante. In epoche remote, questa regione era caratterizzata da paesaggi lussureggianti, specchi d’acqua e una biodiversità sorprendente. Recenti scoperte archeologiche hanno rivelato la presenza di antichi pastori e del loro bestiame, rinvenuti in ripari rocciosi come il riparo roccioso di Takarkori. Questi reperti offrono uno sguardo affascinante sulla vita di popolazioni umane che abitavano il Sahara circa 7.000 anni fa, suggerendo che queste comunità mantenessero un isolamento genetico significativo. L’analisi genetica ha aperto nuove prospettive sulla comprensione delle dinamiche demografiche e culturali di questa regione.

Formazioni rocciose che si ergono dalla sabbia sahariana
Vista dal riparo roccioso di Takarkori nel sud della Libia.
Università Sapienza di Roma

Scoperte Archeologiche nel Sahara

Un team di ricerca, guidato dall’antropologa evolutiva Nada Salem del Max Planck Institute, ha sequenziato il DNA antico di due donne sepolte nel riparo roccioso di Takarkori, situato nell’attuale Libia sud-occidentale. Queste donne, vissute circa 7.000 anni fa, mostrano una notevole affinità genetica con i cacciatori-raccoglitori marocchini di 15.000 anni fa. Questo dato suggerisce l’esistenza di una popolazione umana stabile e duratura in Nord Africa, sia prima che durante il periodo umido sahariano. Le evidenze raccolte da antichi depositi lacustri, campioni di polline e reperti archeologici confermano la presenza di attività umane, come la caccia, l’allevamento e la raccolta di risorse, in quella che oggi è una regione desertica.

Tabella che mostra la quantità di geni neandertaliani negli esseri umani moderni
Quantità di
Salem et al., Nature, 2025
Mummia antica di un essere umano moderno all'interno di Takarkori
Mummia naturale di 7.000 anni trovata nel riparo roccioso di Takarkori nel sud della Libia.
Università Sapienza di Roma

Il Lignaggio Umano di Takarkori

Salem e il suo team, nel loro articolo pubblicato su Nature, evidenziano come il lignaggio umano sahariano abbia preso una direzione evolutiva distinta rispetto a quelli dell’Africa subsahariana. Questo avvenne proprio nel periodo in cui gli esseri umani moderni iniziarono a lasciare il continente, oltre 50.000 anni fa. Il lignaggio di Takarkori è rimasto relativamente isolato per millenni, mostrando solo piccole tracce di geni provenienti dalla regione levantina a nord-est, inclusi alcuni tratti ereditari da Neanderthal. Johannes Krause, un antropologo del Max Planck Institute, sottolinea che, sebbene le prime popolazioni nordafricane fossero in gran parte isolate, ricevettero comunque piccole quantità di DNA neanderthaliano a causa di flussi genici provenienti dall’esterno dell’Africa.

Flusso Genico e Allevamento di Bestiame

Le analisi hanno rivelato che gli individui di Takarkori presentavano una quantità di DNA neanderthaliano inferiore rispetto ai cacciatori-raccoglitori marocchini, ma significativamente superiore rispetto a quelli provenienti dalle regioni meridionali dell’Africa. Questo dato suggerisce che esistessero ostacoli al flusso genico dall’Europa, impedendo una diffusione più ampia oltre la regione sahariana. Le evidenze archeologiche indicano che il popolo di Takarkori fosse tra i primi a praticare l’allevamento di bestiame, contrariamente alle più antiche popolazioni marocchine, che erano principalmente cacciatori-raccoglitori. L’adozione di questa pratica senza un significativo scambio genetico è un aspetto particolarmente interessante.

Implicazioni Culturali e Ambientali

Secondo Salem, questa scoperta illumina il modo in cui il pastoralismo si sia diffuso attraverso il Sahara Verde, suggerendo che tale diffusione avvenisse più attraverso scambi culturali piuttosto che attraverso migrazioni su larga scala. I ricercatori ipotizzano che la diversità degli ecosistemi, comprese le zone umide e le montagne, possa aver rappresentato una barriera meridionale per la migrazione. Illuminando il profondo passato del Sahara, questa ricerca mira ad ampliare la nostra comprensione delle migrazioni umane, degli adattamenti e dell’evoluzione culturale in questa regione cruciale. L’archeologo dell’Università Sapienza, Savino di Lernia, conclude sottolineando l’importanza di tali scoperte per la nostra conoscenza storica. Questa ricerca è stata pubblicata sulla prestigiosa rivista scientifica Nature.