La birra e la contaminazione da PFAS
La birra è una delle bevande più popolari al mondo, con un consumo annuale che supera i 187,9 milioni di chilolitri, equivalenti a circa 49,6 miliardi di galloni. Tuttavia, recenti ricerche hanno sollevato preoccupazioni riguardo alla presenza di PFAS, sostanze chimiche perfluoroalchiliche comunemente definite “sostanze chimiche eterne”. Queste sostanze chimiche sono così chiamate per la loro straordinaria resistenza alla degradazione ambientale. Si stima che esistano circa 12.000 varianti di PFAS, e sebbene gli effetti sulla salute umana siano ancora in gran parte sconosciuti, due composti in particolare – l’acido perfluoroottanoico (PFOA) e l’acido perfluoroottansolfonico (PFOS) – sono stati associati a gravi problemi di salute, tra cui difetti alla nascita. È fondamentale che i consumatori siano informati riguardo a questi rischi potenziali.
La ricerca sui PFAS nella birra
Un gruppo di ricercatori del Research Triangle Institute, un’organizzazione no-profit statunitense, ha avviato uno studio per indagare come i PFAS possano contaminare la birra e a quali livelli. La tossicologa Jennifer Hoponick Redmon, parte del team di ricerca, ha dichiarato: “Essendo un’occasionale consumatrice di birra, mi sono chiesta se i PFAS presenti nelle forniture idriche stessero finendo nei nostri bicchieri”. I risultati hanno rivelato che la presenza di PFAS nella birra è significativa, con concentrazioni che superano i limiti stabiliti dall’Agenzia per la Protezione Ambientale (EPA). Tuttavia, alcuni esperti sostengono che tali limiti potrebbero non essere sufficienti a garantire la sicurezza dei consumatori, rendendo necessaria una revisione delle normative attuali.
Contaminazione e produzione della birra
Le birrerie, pur avendo generalmente sistemi di filtrazione e trattamento dell’acqua, non sono sempre attrezzate per rimuovere i PFAS. È interessante notare che per produrre un litro di birra possono essere utilizzati fino a sette litri d’acqua, il che implica che qualsiasi contaminante presente nell’acqua di partenza potrebbe rimanere nella bevanda finale. Nel corso della loro indagine, il team ha acquistato 23 diverse tipologie di birra, ognuna rappresentata da almeno cinque lattine, in un negozio di liquori della Carolina del Nord nel 2021. I risultati sono stati allarmanti: almeno un tipo di PFAS è stato rinvenuto in quasi tutte le lattine analizzate, con la maggior parte di esse contenente livelli di PFOS. In particolare, tre birre – due provenienti dalla parte superiore del bacino del fiume Cape Fear in Carolina del Nord e una dal Michigan – hanno superato i limiti di PFOA stabiliti dall’EPA, mentre una birra dal bacino inferiore del fiume Cape Fear ha superato i limiti di PFOS.

Normative e standard per la birra
I limiti per i PFAS sono stati definiti dall’EPA nel 2023 e sono specificamente progettati per l’acqua potabile, non per la birra. Tuttavia, poiché non esiste un quadro normativo che stabilisca quanto PFAS possa essere considerato accettabile nella birra, il team di Hoponick Redmon ha suggerito che gli standard per l’acqua potabile potrebbero essere adattati anche per la birra. “Utilizzando il Metodo 533 dell’EPA per analizzare i PFAS nelle birre vendute al dettaglio negli Stati Uniti, abbiamo scoperto che i livelli di PFAS nella birra sono correlati ai tipi e alle concentrazioni di PFAS presenti nell’acqua potabile municipale utilizzata nella produzione”, ha spiegato il team. Le birre prodotte in Carolina del Nord, in particolare quelle all’interno del bacino del fiume Cape Fear, hanno mostrato generalmente una maggiore varietà di PFAS rispetto a quelle provenienti da Michigan o California, evidenziando le diverse fonti di contaminazione nella Carolina del Nord.
Birre internazionali e contaminazione
Al contrario, le birre internazionali, come una proveniente dall’Olanda e due dal Messico, hanno mostrato una minore probabilità di contenere PFAS rilevabili, suggerendo che i paesi di origine potrebbero non affrontare lo stesso livello di contaminazione riscontrato negli Stati Uniti. “I nostri risultati indicano un forte legame tra i PFAS nell’acqua potabile e nella birra, evidenziando come le birre prodotte in aree con livelli più elevati di PFAS nell’acqua potabile locale presentino concentrazioni più elevate di PFAS nella birra stessa. Questo dimostra che l’acqua potabile rappresenta una via principale di contaminazione da PFAS nella birra”, ha concluso il team di ricerca. Gli scienziati auspicano che i risultati di questo studio possano spingere le birrerie a implementare misure per rimuovere i PFAS dall’acqua utilizzata nella produzione e sottolineano l’importanza di politiche volte a limitare la presenza di queste sostanze chimiche nell’ambiente. Questa ricerca è stata pubblicata sulla rivista Environmental Science & Technology, contribuendo a un dibattito sempre più urgente sulla sicurezza alimentare e la salute pubblica.