I pesci sentono dolore per 22 minuti dopo essere pescati: lo dice la scienza

Uno studio scientifico rivela che i pesci possono rimanere coscienti e in agonia per oltre 20 minuti dopo l’estrazione dall’acqua.

Uno studio recentemente pubblicato su Scientific Reports ha quantificato per la prima volta l’intensità e la durata del dolore che i pesci possono provare quando vengono estratti dall’acqua, come accade comunemente durante la pesca commerciale. I ricercatori hanno osservato che, in particolare, la trota iridea (Oncorhynchus mykiss) può rimanere cosciente e sperimentare dolore per un periodo che va dai 2 ai 22 minuti, a seconda delle condizioni specifiche in cui avviene la cattura o la macellazione. Il dolore è stato misurato attraverso l’applicazione di un modello noto come Welfare Footprint Framework, un approccio scientifico sviluppato per valutare l’impatto negativo sugli animali in termini di intensità e durata del disagio. Questo metodo ha permesso di identificare le principali cause di sofferenza nei pesci esposti all’aria o immersi in acqua ghiacciata, prassi comuni in vari impianti di acquacoltura. La perdita di coscienza nei pesci non è immediata. Nei primi secondi dall’estrazione, gli individui mostrano segni comportamentali coerenti con stati di stress acuto e disagio: movimenti spasmodici, respirazione accelerata e perdita di coordinazione. L’esposizione all’aria causa il collasso dei filamenti branchiali, impedendo lo scambio di ossigeno e anidride carbonica. Questo provoca un progressivo aumento della concentrazione di CO₂ nel sangue e nel sistema nervoso centrale, contribuendo all’innesco di meccanismi neurofisiologici riconducibili alla percezione del dolore.

L’analisi ha evidenziato una variabilità significativa: in condizioni ottimali, il tempo medio di sofferenza può essere contenuto entro 2-4 minuti, ma in scenari industriali privi di misure di stordimento, il periodo può superare i 20 minuti. Tradotto in termini produttivi, ciò comporta fino a 24 minuti di sofferenza intensa per ogni chilogrammo di pesce trasformato, con valori potenzialmente superiori a un’ora nei casi più estremi. Lo studio ha inoltre analizzato l’efficacia delle tecniche di stordimento elettrico. Se correttamente eseguita, questa procedura può ridurre drasticamente la durata della sofferenza, rendendo il pesce incosciente in meno di un secondo. Tuttavia, l’efficacia dipende da fattori operativi, come la taratura dell’impianto, la dimensione del pesce e il livello di stress preesistente. Dal punto di vista etico e regolamentare, i risultati contribuiscono a fornire una base empirica per la revisione delle pratiche correnti nell’industria dell’acquacoltura. Gli autori dello studio sottolineano l’importanza di adottare protocolli di macellazione che minimizzino il disagio animale, evidenziando che miglioramenti tecnologici sono già disponibili e che l’adozione di sistemi adeguati comporta un costo relativamente basso in rapporto al beneficio in termini di benessere animale. Il lavoro si inserisce in un filone crescente di ricerca volto a rendere più trasparenti e misurabili gli impatti delle attività zootecniche, con l’obiettivo di favorire una gestione più etica e sostenibile delle risorse animali. La scoperta è stata pubblicata su Science Alert.