Il telescopio più potente del mondo scatta le foto che cambieranno l’astronomia per sempre

Le prime immagini dell’Osservatorio Vera C. Rubin rivelano migliaia di oggetti celesti mai visti prima. Inizia una nuova era per l’esplorazione del cosmo.

Questo composito combina 678 immagini separate, scattate da NSF-DOE Vera C. Osservatorio Rubin in poco più di sette ore di osservazione, e mostra il Trifid (in alto a destra) e le nebulose della Laguna. Immagine di Credito: RubinObs / NOIRLab / SLAC / NSF / DOE / AURA.

L’Osservatorio Vera C. Rubin ha diffuso le prime immagini di prova ottenute con il telescopio Simonyi, aprendo ufficialmente una nuova fase dell’osservazione astronomica. Le immagini, acquisite in appena dieci ore di attività, evidenziano le straordinarie capacità tecniche della struttura, destinata a diventare uno dei principali centri di osservazione del cielo meridionale. Il telescopio è equipaggiato con uno specchio primario/terziario da 8,4 metri e uno secondario da 3,5 metri, che insieme offrono un campo visivo di 3,5 gradi, equivalente a quasi dieci gradi quadrati di cielo per esposizione. Cuore tecnologico del sistema è la LSSTCam, la più grande fotocamera digitale mai realizzata, con una risoluzione di 3,200 megapixel e la capacità di catturare immagini tanto ampie da includere porzioni di cielo pari a circa 40 lune piene. Durante il progetto decennale Legacy Survey of Space and Time (LSST), previsto a partire dal 2025, il sistema osserverà il cielo notturno ogni tre o quattro notti, generando circa 20 terabyte di dati al giorno e accumulando oltre mezzo petabyte entro la conclusione del progetto.

Le immagini diffuse mostrano con dettagli senza precedenti celebri strutture cosmiche come le nebulose Trifida e Laguna, evidenziando nubi di idrogeno ionizzato in tonalità rosate e giovani stelle blu in fase di formazione. È stato possibile visualizzare con chiarezza anche l’ammasso della Vergine, una regione densa di galassie, ognuna contenente miliardi di stelle. Ma è nell’analisi dinamica del cielo che il Rubin ha già dimostrato un potenziale eccezionale: durante le ore iniziali di osservazione, sono stati identificati oltre 2.000 asteroidi non precedentemente catalogati, inclusi sette oggetti near-Earth che non rappresentano al momento una minaccia. Il flusso continuo di dati permetterà di esplorare fenomeni come la materia oscura, l’energia oscura, le supernove, le stelle variabili e oggetti transienti interstellari con una frequenza e profondità mai raggiunte prima. L’Osservatorio Vera C. Rubin si propone quindi come un archivio vivente dell’universo in evoluzione, con un impatto previsto non solo nell’ambito dell’astrofisica, ma anche in discipline emergenti come l’astroinformatica, rendendo accessibili alla comunità scientifica globale dati di portata storica.