Le 10 più grandi scoperte paleontologiche del 2023

Nel 2023 non sono mancate le scoperte nell’ambito della paleontologia; un ambito nel quale abbiamo avute delle scoperte storiche.

Prime forme di vita in Patagonia

Gli scienziati hanno scoperto, nell’inospitale ambiente salino del deserto di Atacama, in Patagonia, stromatoliti viventi insieme ai fossili: si tratta di comunità microbiche che sono tra le prime forme di vita conosciute sulla Terra, con fossili risalenti fino a 3,5 miliardi di anni. La differenza tra i gruppi di batteri della Patagonia è che la loro formazione è più simile a quella dei loro antenati primitivi, essendo costituiti da cianobatteri. L’ambiente è così simile alla superficie di Marte che viene utilizzato come una sorta di simulazione per quando cerchiamo la vita sul pianeta rosso.

La più antica zanzara conservata nell’ambra

Il 2023 è stato anche l’anno della scoperta della zanzara più antica del mondo conservata nell’ambra, in Libano, risalente a 125 milioni di anni fa. E’ vissuta nel Cretaceo inferiore e mostra maggiori dettagli su come questi insetti si sono evoluti per succhiare il sangue, poiché l’esemplare conservato è maschio mentre ora solo le femmine succhiano il sangue. È vissuta 30 milioni di anni prima rispetto al precedente fossile d’ambra, battendo il record con un ampio margine.

”Calzature” di 75.000 anni fa


Un essere umano ha lasciato testimonianze dell’uso delle scarpe nel Paleolitico medio, da 75.000 a 150.000 anni fa. I segni delle scarpe si trovavano sulla costa del Capo del Sud Africa e mostrano che i nostri antenati erano più avanzati nella cognizione e nei comportamenti complessi prima di quanto si pensasse in precedenza.

Prima laringe di dinosauro

Analizzando i resti di un pinacosauro di 80 milioni di anni fa, i ricercatori hanno scoperto tracce della sua laringe, rivelando, per la prima volta, com’era la struttura nei dinosauri non aviari e dandoci un indizio su come fossero i suoni emessi. La laringe dell’animale è una sorta di intermediario tra quella dei rettili e quella degli uccelli e, sebbene non potesse avere la stessa complessità sonora degli uccelli, sembra che la creatura fosse in grado di emettere suoni simili a quelli dei piccioni.

Antenato degli pterosauri in Brasile

Proprio come noi e i dinosauri, anche gli pterosauri – rettili volanti di epoche passate – avevano degli antenati. Il più antico di essi, vecchio di 230 milioni di anni, è stato ritrovato quest’anno nel Rio Grande do Sul: si tratta del Venetoraptor gassenae. Dai loro resti, gli scienziati hanno scoperto che la loro famiglia, i lagerpetidi, era più diversificata di quella dei dinosauri. Un quarto dito allungato presente sul fossile indica che si trattava della specie più vicina agli pterosauri che abbiamo mai visto. V. gassenae era alto 70 cm e lungo circa 1 m.

Api mummificate nell’alveare


Normalmente quello che i paleontologi riescono a trovare tra le api del passato sono gli alveari, poiché è difficile che gli insetti si conservino. Contrariamente alle aspettative, in Portogallo sono state ritrovate api mummificate di 3.000 anni fa, che mostrano come viveva all’epoca la tribù degli Eucerini, o api dalle lunghe corna. Anche il suo polline finì per preservarsi, cosa che deve essere avvenuta a causa dei cambiamenti climatici che raffreddarono la regione e la allagarono. Lo studio di questi fossili può darci consigli su come preservare la vita delle api di oggi.

Fossile di bradipo ancora nel grembo materno


Sebbene i fossili siano stati ritrovati 40 anni fa, quest’anno ha avuto luogo la divulgazione scientifica e divulgativa di un evento incredibile: si tratta del ritrovamento di un bradipo gigante della specie Nothrotherium maquinense fossilizzato ancora nel grembo materno. La madre e il feto, di circa 20mila anni fa, si trovavano a Minas Gerais, in Brasile, ed erano lunghi 6 metri, nel caso della madre, e 25 cm, nel caso del feto. La specie si estinse alla fine del Pleistocene, 11.700 anni fa.

Un fossile rubato ritorna in Brasile


Dopo 30 anni trascorsi illegalmente all’estero, presso il Museo statale di storia naturale di Karlsruhe, il fossile del dinosauro non aviario Ubirajara jubatus è tornato in Brasile nel 2023, andando al Museo Cariri, nel Ceará, regione in cui abitava 110 milioni di anni fa, durante il periodo Cretaceo. Scoperto nel bacino dell’Araripe, l’animale fu probabilmente portato in Germania nel 1995, venendo scoperto solo dopo la pubblicazione di uno studio nel Paese. I negoziati tra il Paese e il Brasile garantirono la restituzione dei resti del colorato brasiliano.

Il dinosauro dal collo più lungo del mondo


Ecco un altro esempio di come la scienza avanza costantemente: conosciuto da quasi 40 anni, il Mamenchisaurus sinocanadorum, vissuto nel periodo Giurassico circa 162 milioni di anni fa, è stato riconosciuto come il dinosauro con il collo più lungo al mondo solo adesso, con una tecnologia sufficientemente moderna per scoprire il fatto. L’arto aveva una lunghezza di 15,1 metri nelle specie erbivore, che lo utilizzavano per raggiungere il cibo lontano sugli alberi e probabilmente per distribuire il calore su un’ampia superficie.

Il rettile marino più antico del mondo


La scoperta di un ittiosauro nell’Artico, un rettile marino predatore che viveva insieme ai dinosauri, quest’anno ha rivoluzionato la paleontologia. Il punto è che il fossile risale a 2 milioni di anni prima dell’estinzione di massa avvenuta alla fine del Permiano, avvenuta 252 milioni di anni fa: si credeva che gli ittiosauri si fossero evoluti e abitassero i mari solo nell’era mesozoica. Ciò colloca almeno un lignaggio di rettili in evoluzione prima della grande estinzione del Permiano, il che darà agli scienziati molto lavoro per rivalutare come è avvenuto il processo. L’incredibile conservazione del fossile ha permesso di studiare anche le microstrutture interne delle ossa, mostrando tappe adattative di crescita accelerata, metabolismo elevato e uno stile di vita completamente oceanico.