Fatti e opinioni politiche: sfida per i cittadini statunitensi

Studio evidenzia la sfida dei cittadini USA nel distinguere tra fatti e opinioni politiche, con impatto del partitismo e della disinformazione.

Bandiera americana con le ombre di un asino e un elefante sovrapposti; l'asino rappresenta il partito democratico e l'elefante il partito repubblicano.
Secondo la ricerca, il pregiudizio partigiano porta molta della colpa. (Melnikov Dmitriy/Shutterstock.com)

I cittadini statunitensi stanno affrontando una sfida significativa nel distinguere tra fatti e opinioni politiche, secondo una recente ricerca condotta dal Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Illinois Urbana-Champaign. Questa abilità è fondamentale per gestire il flusso di informazioni politiche, soprattutto in un’epoca caratterizzata da discorsi polarizzanti sui social media e dalla diffusione di disinformazione generata anche dall’intelligenza artificiale.

Il Professore Jeffery J. Mondak, co-autore dello studio insieme a Matthew Mettler, sottolinea che il problema di discernere la verità dalla finzione inizia ancor prima di etichettare qualcosa come disinformazione. Molte persone, infatti, hanno difficoltà a distinguere tra dichiarazioni di fatto e opinioni.

Nello studio, i partecipanti sono stati chiamati a classificare 12 dichiarazioni sugli eventi attuali come “fatto” o “opinione”. Ad esempio, una dichiarazione di fatto era “Il Presidente Barack Obama è nato negli Stati Uniti”, mentre una dichiarazione di opinione era “La democrazia è la forma di governo migliore”. Il sondaggio è stato condotto online tra il 9 e il 14 marzo 2019, coinvolgendo 2.500 persone provenienti da diverse regioni degli Stati Uniti.

I risultati hanno rivelato che quasi la metà dei partecipanti, il 45,7 percento, ha faticato a svolgere correttamente il compito. Tuttavia, coloro che hanno ottenuto migliori risultati condividevano alcune caratteristiche comuni: una maggiore conoscenza degli eventi attuali e della civica, un livello di istruzione più elevato e capacità cognitive più sviluppate.

Un fattore significativo che ha influenzato le risposte errate è stato il partitismo politico. Con le opinioni politiche sempre più polarizzate, sia i democratici che i repubblicani tendono a costruire una realtà alternativa in cui attribuiscono i fatti al proprio schieramento e le opinioni all’altro.

Il pregiudizio partigiano, come evidenziato da Mettler, distorce la capacità delle persone di ragionare in modo obiettivo su queste dichiarazioni. Inoltre, il cambiamento nel giornalismo, in particolare nei notiziari televisivi, contribuisce a confondere ulteriormente tra opinione e fatto.

Queste scoperte mettono in luce una parte significativa della popolazione che non solo è in disaccordo sugli aspetti politici dei fatti, ma è anche in disaccordo sulla stessa definizione di fatto. Questo rende le persone vulnerabili alla manipolazione e meno propense a correggere la disinformazione.

Mondak e Mettler esprimono preoccupazione riguardo a questa situazione, sottolineando l’importanza di educare fin da giovani sulle differenze tra fatto e opinione. Il fact-checking può essere un rimedio, ma è necessario un approccio preventivo che includa un’istruzione continua sulle fonti di informazione.

Il quadro che emerge da questo studio è critico, ma suggerisce che un maggiore impegno nell’insegnare la distinzione tra fatto e opinione potrebbe contribuire a contrastare la diffusione della disinformazione e a promuovere una maggiore consapevolezza tra il pubblico.

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