Un pianeta scoperto ”vicino” alla Terra ha un lato dove è perennemente notte

Un team di astronomi, studiando l’esopianeta LHS 3844b, o Kua’kua, ha scoperto che l’oggetto ha un lato dove è sempre notte, mentre sull’altro lato è sempre giorno. Si tratta della prima volta che viene scoperto un pianeta che si trova in blocco mareale, con un lato perennemente rivolto verso la stella e l’altro oscurato. Anche la Luna vive questa condizione rispetto al nostro pianeta. E ciò accade perché le interazioni gravitazionali tra la Terra e il nostro satellite naturale hanno fatto sì che le loro rotazioni siano lentamente sincronizzate con l’orbita. In questo modo il lato nascosto della Luna (quello che non possiamo vedere dalla Terra) riceve luce periodicamente ogni mese e dunque non è corretto dire che il lato nascosto è oscuro. Su Kua’kua (nome che significa “farfalla” nella lingua del popolo Bribri del Costa Rica), che si trova a 48 anni luce di distanza, accade che un emisfero è sempre illuminato e l’altro sempre in ombra. Quando si tratta di esopianeti, il problema è che è estremamente difficile osservarli direttamente. Dimensioni, massa e altre proprietà possono essere identificate indirettamente, ma molte altre no. Altri studi avevano indicato che questo pianeta è un po’ più denso della Terra, cioè probabilmente roccioso, e sembra non avere atmosfera.

Ora, gli astronomi guidati da Xintong Lyu hanno creato un modello termico di un esopianeta privo di atmosfera e lo hanno confrontato con le osservazioni di LHS 3844b effettuate dal telescopio Spitzer . Se il pianeta ruotasse, le forze gravitazionali di marea esercitate dalla stella lo renderebbero caldo; tuttavia, i dati di Spitzer indicano che il pianeta è freddo e l’unica spiegazione per ciò è un’orbita bloccata dalle maree. “I nostri risultati suggeriscono quindi che LHS 3844b è un esopianeta potenzialmente analogo alla Luna e a Mercurio nel nostro Sistema Solare, con una superficie altrettanto oscurata. Le osservazioni future saranno in grado di testare e perfezionare questa interpretazione in diversi modi”, hanno scritto gli autori. L’articolo con i risultati dello studio è stato pubblicato su The Astrophysical Journal.