Il ruolo dei funghi nella ripresa del Monte St. Helens

Come i funghi hanno accelerato il recupero dell'ecosistema post-eruzione

Quando nel 1980 il Monte St. Helens eruttò, la lava, la cenere e i detriti risultanti resero il paesaggio sterile per miglia intorno. Era evidente che il terreno avrebbe richiesto molto tempo per riprendersi dall’eruzione. Tuttavia, un team di scienziati propose un’idea innovativa per accelerare il processo: portare alcuni tassi in una gita di un giorno nell’area colpita.

La vita vegetale stentava a tornare nell’area intorno al Monte St. Helens, ora coperta da frammenti di pomice. Sebbene gli strati superiori del suolo fossero stati distrutti dall’eruzione e dalle colate di lava, il suolo sottostante poteva ancora contenere una ricca diversità di batteri e funghi. Questi organismi del suolo svolgono un ruolo cruciale nel ciclo dei nutrienti e nell’interazione con altri organismi, supportando così la ripresa degli ecosistemi anche in condizioni avverse, come spiegato da un team di ricercatori in un nuovo studio.

Michael Allen, microbiologo dell’Università della California Riverside e co-autore dello studio, ha sottolineato che, a parte alcune erbacce, la maggior parte delle radici delle piante non è in grado di assorbire autonomamente tutti i nutrienti e l’acqua necessari. I funghi svolgono un ruolo fondamentale nel trasportare tali sostanze alle piante, ottenendo in cambio il carbonio necessario alla loro crescita.

Dopo l’eruzione, i ricercatori hanno ipotizzato che i tassi potessero essere un elemento chiave per favorire la ripresa. Nonostante siano comunemente considerati parassiti, si è pensato che potessero contribuire a riportare in superficie il vecchio suolo, facilitando così il processo di recupero.

Due anni dopo l’eruzione del Monte St. Helens, dei tassi locali sono stati portati nell’area per una giornata di attività di scavo nella pomice. Nonostante il breve periodo trascorso nell’area, l’impatto dei tassi è stato significativo. Sei anni dopo la loro visita, più di 40.000 piante prosperavano nelle zone in cui i tassi avevano operato, mentre il terreno circostante rimaneva in gran parte sterile.

Successivamente, oltre 40 anni dopo l’eruzione, il team ha scoperto che le aree precedentemente frequentate dai tassi ospitavano comunità batteriche e fungine più diverse rispetto alle foreste circostanti. Queste aree mostravano una maggiore diversità fungina rispetto alle foreste che erano state tagliate prima dell’eruzione del 1980.

Sebbene inizialmente fosse stato valutato solo l’impatto a breve termine, il team ha osservato con sorpresa l’effetto duraturo dell’intervento dei tassi nel processo di ripresa. Tuttavia, sebbene i tassi abbiano svolto un ruolo significativo, i veri protagonisti della ripresa sono stati i funghi.

Dopo l’eruzione, gli scienziati temevano che le foreste di pini e abeti circostanti avrebbero impiegato molto tempo a riprendersi a causa della copertura di cenere sugli aghi. Tuttavia, i funghi micorrizici presenti sugli alberi hanno svolto un ruolo fondamentale nel raccogliere i nutrienti dagli aghi caduti, contribuendo così alla rapida ricrescita degli alberi.

Confrontando le foreste con aree tagliate recentemente, prive dello strato di aghi, i ricercatori hanno evidenziato le differenze significative nell’andamento della ripresa. Mentre le foreste con funghi micorrizici hanno mostrato una rapida rigenerazione, le aree tagliate hanno evidenziato una crescita limitata.

Lo studio, pubblicato sulla rivista Frontiers in Microbiomes, ha sottolineato l’importanza dei funghi nel facilitare la ripresa degli ecosistemi dopo eventi catastrofici come l’eruzione del Monte St. Helens.

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