I Vulcani dell’Antartide: Scoperte e Rischi Emergenti

Esplorando l'attività vulcanica e le sue implicazioni climatiche

L’Antartide è un continente affascinante e misterioso, caratterizzato da un ambiente estremo e da un clima rigido. Questo territorio, coperto da un vasto strato di ghiaccio, nasconde una sorprendente attività vulcanica. Infatti, la regione occidentale dell’Antartide, in particolare la Terra di Marie Byrd, ospita un numero significativo di vulcani. Recenti studi hanno rivelato l’esistenza di 138 vulcani in questa area, anche se la maggior parte di essi è inattiva. Attualmente, si stima che otto o nove vulcani siano considerati attivi, con solo tre di essi che hanno mostrato segni di eruzione negli ultimi decenni. Le evidenze geologiche indicano che l’Antartide ha una storia vulcanica molto più intensa, con eruzioni enormi che si sono verificate durante l’ultima era glaciale, superando in magnitudo qualsiasi evento eruttivo documentato nella storia recente.

I vulcani attivi dell’Antartide

Tra i vulcani più noti dell’Antartide, il Monte Erebus si distingue per la sua imponenza e attività. Con un’altezza di 3.794 metri, è il vulcano attivo più alto del continente e il più meridionale del pianeta. Il suo nome deriva dalla mitologia greca, dove Erebus rappresenta l’oscurità. La prima osservazione della sua eruzione risale al 1841, quando il capitano Sir James Clark Ross lo avvistò in attività. Situato sull’Isola di Ross, il Monte Erebus è circondato da altri coni vulcanici, tutti dedicati all’esploratore britannico. Le immagini satellitari rivelano sfumature rosse nel cratere, segno di un lago di lava che ribolle incessantemente dal 1972. Questo vulcano è noto per le sue emissioni regolari di gas e vapore, e in passato ha espulso massi di roccia parzialmente fusa, noti come “bombe vulcaniche”. Un aspetto sorprendente è la presenza di cristalli di oro metallico nelle sue emissioni gassose, con una stima di circa 80 grammi d’oro rilasciati ogni giorno, il cui valore si aggira attorno ai 6.000 dollari.

Un'immagine satellitare del Monte Erebus che emerge dalle nuvole dell'Antartide il 25 novembre 2023.
Un’immagine satellitare del Monte Erebus che emerge dalle nuvole dell’Antartide il 25 novembre 2023.

Il disastro aereo del Monte Erebus

Il Monte Erebus è tristemente noto anche per il disastro aereo avvenuto il 28 novembre 1979. Quel giorno, il volo 901 della Air New Zealand si schiantò contro il fianco del vulcano, causando la morte di tutte le 257 persone a bordo. Questo volo era parte di un’iniziativa della compagnia aerea per offrire ai passeggeri un’esperienza panoramica di 11 ore, partendo da Auckland per sorvolare l’Antartide. Nonostante le condizioni meteorologiche nuvolose, il volo si svolse come programmato. Secondo quanto riportato dalla BBC, il capitano Jim Collins tentò di far scendere l’aereo a circa 610 metri, eseguendo due ampie spirali. Purtroppo, durante questa manovra, l’aereo si schiantò contro il Monte Erebus, uccidendo tutti a bordo in un istante.

Le indagini sul disastro aereo

Le operazioni di soccorso rivelarono alcune macchine fotografiche appartenenti ai passeggeri, le quali contenevano pellicole intatte. Le immagini scattate pochi secondi prima dell’impatto mostrano una visibilità sorprendentemente buona, con l’aereo ben al di sotto delle nuvole, escludendo così l’ipotesi che il vulcano fosse nascosto da fitte nubi. Si ritiene che un fenomeno noto come “whiteout” sia stato il vero responsabile dell’incidente. In queste condizioni, il vulcano, coperto di ghiaccio, diventava praticamente invisibile a causa della luce diffusa, confondendosi con il paesaggio circostante. Il pilota, non riuscendo a valutare correttamente la distanza, scambiò il whiteout per una distesa di ghiaccio e neve, ignorando la presenza della montagna.

Le conseguenze del cambiamento climatico

Dopo una serie di costose cause legali e un acceso dibattito pubblico, la Air New Zealand decise di interrompere i voli panoramici sull’Antartide. Con il riscaldamento globale e il progressivo scioglimento dei ghiacci in questa regione, gli scienziati iniziano a riflettere sulle conseguenze potenzialmente catastrofiche che si celano sotto la superficie. Ricerche recenti suggeriscono che l’accelerazione dello scioglimento dei ghiacci, causata dai cambiamenti climatici, potrebbe ridurre la pressione sulle camere magmatiche sotterranee, innescando così nuove eruzioni vulcaniche. Questo fenomeno, già documentato in alcune aree dell’Antartide occidentale, solleva preoccupazioni riguardo a un possibile ciclo di retroazione, in cui l’attività vulcanica contribuisce ulteriormente alla perdita di ghiaccio, accelerando l’innalzamento del livello del mare a livello globale. È un chiaro monito che, in Antartide, anche le forze sotterranee sono influenzate dai cambiamenti climatici in atto.