La Nuova Scoperta del Rotolo Romano Carbonizzato di Filodemo

Innovazioni tecnologiche rivelano il testo di un antico rotolo senza danneggiarlo.

La scoperta del rotolo romano carbonizzato

Quasi duemila anni dopo essere stato sepolto dalle ceneri del Vesuvio, un rotolo romano carbonizzato ha svelato il suo autore e il titolo senza necessità di essere fisicamente srotolato. Questo prezioso reperto, noto come PHerc. 172, è uno dei numerosi rotoli rinvenuti nell’antica città di Ercolano, sepolta dai detriti vulcanici durante l’eruzione catastrofica del 79 d.C. Questo evento ha segnato la storia dell’umanità e ha suscitato l’interesse di studiosi e appassionati di archeologia. La scoperta del rotolo è avvenuta nel XVIII secolo, quando un contadino italiano lo trovò in una villa che si ritiene appartenesse al suocero di Giulio Cesare, conservato sotto strati di fango e cenere. La rilevanza di questo ritrovamento è innegabile, poiché offre uno sguardo unico sulla cultura e la filosofia dell’epoca.

Innovazioni tecnologiche nella lettura dei rotoli

Nel luglio scorso, il rotolo è stato sottoposto a scansione presso il Diamond Light Source, la principale struttura di sincrotrone del Regno Unito situata nell’Oxfordshire. Grazie a tecnologie avanzate, tracce di inchiostro sono emerse nelle immagini a raggi X, permettendo ai ricercatori di identificare il testo senza dover srotolare il fragile papiro. Questo approccio innovativo fa parte del Vesuvius Challenge, un’iniziativa globale lanciata nel 2023, mirata a leggere testi carbonizzati senza danneggiarli ulteriormente. Le tecniche tradizionali, che includevano l’uso di sostanze chimiche e gas, spesso portavano a danni irreparabili. Tuttavia, i recenti progressi tecnologici hanno aperto nuove strade, consentendo di esplorare i contenuti di questi antichi testi senza comprometterne l’integrità.

Il ruolo di Filodemo e l’importanza della scoperta

Grazie a scansioni ad alta risoluzione e all’analisi assistita da intelligenza artificiale, un team di studenti laureati dell’Università di Würzburg, composto da Marcel Roth e Micha Nowak, insieme al ricercatore del Vesuvius Challenge Sean Johnson, è riuscito a identificare l’autore del rotolo come Filodemo e il titolo come “Sui Vizi”. Questa scoperta è stata successivamente confermata da esperti di papirologia, sottolineando l’importanza del ritrovamento. Filodemo, filosofo greco associato alla scuola epicurea, è noto per la sua enfasi sulla ricerca del piacere e sulla vita etica. Si ritiene che sia l’autore principale della maggior parte dei rotoli rinvenuti nella villa, offrendo così uno sguardo prezioso sulla vita intellettuale dell’élite romana poco prima della catastrofe.

Il significato del rotolo e le sue implicazioni

Secondo una dichiarazione delle Bodleian Libraries dell’Università di Oxford, che custodisce i rotoli, il testo potrebbe far parte di una serie più ampia, forse addirittura il primo volume di un’opera più complessa. Il rotolo è considerato parte dell’opera etica di Filodemo, intitolata “Sui Vizi e le loro Virtù Opposte e in Chi Sono e di Cosa Trattano”. Sebbene si ipotizzi che possa essere il primo libro della serie, la questione è ancora oggetto di studio. Gli studiosi delle Bodleian Libraries hanno suggerito che il numero del libro potrebbe essere interpretato come alpha, indicando che si tratta del primo libro, ma potrebbe anche essere delta, il quarto libro. In precedenza, si pensava che il primo volume di “Sui Vizi” fosse un testo intitolato “Sulla Lusinga”, ma i contenuti di PHerc. 172 non corrispondono a tale descrizione.

Progressi nel Vesuvius Challenge e futuro della ricerca

Questa scoperta rappresenta un importante traguardo per il Vesuvius Challenge, poiché è la prima volta che il titolo di un rotolo è stato letto in questo modo. Il progetto ha registrato significativi progressi negli ultimi mesi: nell’ottobre 2023, i ricercatori sono riusciti a decifrare la prima parola completa da un rotolo non aperto, utilizzando un’intelligenza artificiale avanzata: “porphyras”, che in greco significa “porpora”. Successivamente, a febbraio, è stata identificata un’altra parola, “disgusto”, apparsa due volte in una serie di colonne di PHerc. 172, secondo quanto riportato dalle Bodleian Libraries. Questi risultati non solo arricchiscono la nostra comprensione della letteratura antica, ma aprono anche nuove prospettive per la ricerca futura sui testi carbonizzati. La combinazione di tecnologia e ricerca umanistica sta rivoluzionando il modo in cui esploriamo il nostro passato.