Il Significato della Vita e la Mortalità
In un momento di profonda riflessione, un morente potrebbe esclamare: “Ho finalmente compreso! Il significato della vita è… nulla.” Tuttavia, prima di poter risolvere uno dei più grandi enigmi esistenziali, il protagonista di questa storia si trova a dover affrontare la propria mortalità. La sua mente vaga verso un’idea affascinante: e se esistesse un modo per recuperare i ricordi perduti? E se fosse possibile preservare il cervello in modo tale da consentire un futuro “caricamento” della coscienza, riportandolo in vita? Sorprendentemente, questa visione futuristica potrebbe non essere così lontana dalla realtà come si potrebbe pensare. La ricerca scientifica sta avanzando e le possibilità di esplorare la coscienza umana si stanno ampliando, aprendo a nuove prospettive.
Il Sondaggio tra Neuroscienziati
Un recente sondaggio condotto su 312 neuroscienziati ha rivelato una sorprendente apertura all’interno della comunità scientifica riguardo alla possibilità di preservare il cervello umano e decodificare i ricordi. Questo studio, guidato dal Dr Ariel Zeleznikow-Johnston, ha suscitato opinioni contrastanti, ma ha anche messo in luce un consenso significativo su un tema che, fino a poco tempo fa, sembrava relegato al regno della fantascienza. La ricerca ha dimostrato che molti esperti sono pronti a considerare le implicazioni di tali scoperte, aprendo la strada a nuove possibilità nel campo delle neuroscienze.
Le Evidenze Neuroscientifiche sui Ricordi
Zeleznikow-Johnston ha dichiarato a IFLScience: “Esiste una notevole quantità di evidenze neuroscientifiche che suggeriscono che i ricordi siano immagazzinati in strutture fisiche all’interno del cervello.” Pertanto, pensava che molti dei suoi colleghi avrebbero concordato sul fatto che, se riuscissimo a preservare la struttura cerebrale, potremmo anche preservare la memoria. Tuttavia, ha anche riconosciuto che la questione è intrinsecamente complessa e presenta implicazioni bizzarre, il che potrebbe portare alcuni neuroscienziati a considerarla troppo strana per essere realizzabile. Con grande sorpresa, Zeleznikow-Johnston ha notato che la maggior parte dei partecipanti al sondaggio ha preso seriamente in considerazione le implicazioni della ricerca neuroscientifica, dimostrando un’apertura verso nuove idee.
Il Connettoma e la Memoria Umana
Questo sondaggio rappresenta la prima indagine formale di questo tipo, esplorando la possibilità di preservare il cervello umano in modo tale da consentire l’estrazione dei ricordi. I risultati hanno mostrato che il 70,5% dei neuroscienziati intervistati concorda sul fatto che i ricordi a lungo termine siano immagazzinati come caratteristiche strutturali del cervello, piuttosto che come processi dinamici destinati a svanire con la morte. Le modalità di immagazzinamento dei ricordi potrebbero includere la forza sinaptica e i modelli di connettività neuronale, un insieme noto come “connettoma”. Questo termine, ispirato al concetto di genoma, si riferisce all’unicità delle connessioni tra le cellule cerebrali di ciascun individuo, che codificano non solo i ricordi, ma anche la personalità e le caratteristiche distintive.
Prospettive Future nella Ricerca Neuroscientifica
Zeleznikow-Johnston ha spiegato che, analogamente a come ogni persona possiede circa 20.000 geni, ognuno di noi ha un connettoma unico, che rappresenta l’aggregato delle connessioni neuronali. “La mia ipotesi è che, man mano che progrediremo nella realizzazione di impianti cerebrali e emulazioni, questo numero di neuroscienziati favorevoli aumenterà nel tempo,” ha affermato. Se riuscissimo a catturare il connettoma senza danneggiare il cervello, come avviene con i cristalli che si formano durante il congelamento, potremmo teoricamente decodificare i ricordi di una persona. L’adozione di tecniche avanzate, come la criopreservazione stabilizzata con aldeide, che combina fissativi chimici e vitrificazione, potrebbe rendere questa possibilità concreta.
Le Sfide della Decodifica dei Ricordi
I neuroscienziati intervistati hanno stimato una probabilità del 40% che i ricordi possano essere estratti da cervelli preservati in questo modo. La stessa percentuale è stata attribuita alla possibilità di creare un’emulazione cerebrale completa, che consentirebbe la digitalizzazione del cervello e il ripristino della memoria e della coscienza. Zeleznikow-Johnston ha sottolineato che, sebbene non ci sia un consenso totale nella comunità scientifica, la percentuale del 40% rappresenta una sostanziale apertura verso la possibilità di realizzare tali tecnologie. “C’è ancora molto lavoro da fare per colmare il divario dal 40% al 100%, ma la corsa è già iniziata per dimostrare un passo fondamentale,” ha affermato.
La Sfida delle Neuroscienze Aspirazionali
In questo contesto, la comunità delle Neuroscienze Aspirazionali ha lanciato una sfida, offrendo un premio di 100.000 dollari al primo gruppo in grado di decodificare un ricordo non banale da un cervello preservato. Concludendo, Zeleznikow-Johnston ha affermato: “Se mi scuserete, ho un appuntamento con un cervello.” Questo studio è stato pubblicato nella rivista PLOS One, segnando un passo significativo verso la comprensione della memoria e della coscienza umana. La ricerca continua a progredire, e le scoperte future potrebbero cambiare radicalmente la nostra comprensione della mente e della vita stessa.