Incubi ricorrenti e stanchezza inspiegabile potrebbero essere segnali di declino cognitivo

Dormire troppo o fare incubi ricorrenti potrebbe essere un segnale precoce che riguarda la salute del cervello. Ecco cosa dicono gli esperti.

Alcuni cambiamenti nel modo in cui si dorme potrebbero rappresentare segnali precoci di un possibile deterioramento cognitivo. Tra questi, la presenza frequente di incubi e una stanchezza diurna persistente sono stati osservati con particolare attenzione in alcune recenti analisi. In adulti tra i 30 e i 60 anni, un’elevata frequenza di sogni disturbanti è stata associata a un rischio più elevato di sviluppare problemi cognitivi nel tempo. Sebbene non si tratti di un indicatore diagnostico, la tendenza ha sollevato l’interesse della comunità scientifica. Le differenze rilevate tra uomini e donne, inoltre, suggeriscono che potrebbero esserci variabili ancora poco esplorate alla base di questo legame.

Un altro elemento ricorrente riguarda la sonnolenza diurna, soprattutto negli anziani. Una stanchezza prolungata durante il giorno, non spiegabile con altri fattori evidenti, è risultata associata a un aumento del rischio di sviluppare forme di demenza nel lungo periodo. In alcuni casi, questo sintomo si presenta diversi anni prima dell’insorgere dei disturbi cognitivi più evidenti. Ulteriori osservazioni hanno indicato che variazioni nei ritmi sonno-veglia, frequenti risvegli notturni o lunghi pisolini diurni potrebbero essere collegati a una condizione definita “motoric cognitive risk”, considerata come uno stato di rischio precoce. Nel complesso, le evidenze disponibili suggeriscono che alcune alterazioni del sonno, se ricorrenti e durature, potrebbero rappresentare segnali iniziali di un cambiamento nelle funzioni cognitive. Monitorare questi aspetti potrebbe offrire, in futuro, strumenti utili per l’individuazione anticipata e la prevenzione di patologie neurodegenerative.