Scoperta l’origine di un misterioso segnale radio dalla nostra galassia

Potrebbe essere generato da un corpo celeste mai osservato in precedenza.

Il misterioso segnale radio ripetuto proveniente dall’oggetto noto come “GLEAM-X J162759.5−523504.3” sarebbe originate da una ”pulsar nana bianca”, secondo uno studio non ancora sottoposto a revisione paritaria dall’astrofisico Jonathan Katz della Washington University in St. Louis (USA), pubblicato sulla piattaforma scientifica arXiv. GLEAM-X J162759.5−523504.3 si trova nella Via Lattea, a circa 4.000 anni luce dalla Terra, ed emette radiazioni polarizzate simili alle pulsar radio. Tuttavia, il periodo molto lungo (18,18 minuti), risulta centinaia di volte più lungo di quello delle classiche pulsar radio conosciute fino ad oggi. E non si tratta affatto di pulsazioni occasionali riconducibili al riscaldamento del materiale sottratto dalla nana bianca alla stella compagna, con la quale compone il sistema binario, e alla conseguente emissione di radiazione. L’analisi dei dati, infatti, ha confermato che l’emissione di AE Aquarii è collegata al moto di rotazione della nana che più di una nana bianca ricorda le emissioni di una pulsar.

Scoperta l’ordine di un misterioso segnale radio dalla nostra galassia


Insomma il lungo periodo e la forza del segnale emesso suggeriscono che GLEAM-X J162759.5−523504.3 è una pulsar nana bianca, il primo oggetto di questo tipo mai identificato, la cui fisica e il cui meccanismo di radiazione assomigliano a quelli delle classiche pulsar radio. Le pulsar sono un tipo di stella di neutroni che ruotano ad alta velocità, emanando dai poli onde radio luminose che passano vicino alla Terra su una scala da secondi a millisecondi. Se si confermasse che GLEAM-X J162759.5−523504.3 è la prima nana bianca a condividere la fisica e il meccanismo di radiazione delle pulsar radio tradizionali. Uno scenario che potrebbe spiegare questo comportamento davvero unico potrebbe chiamare in causa un campo magnetico molto forte, in grado di intrappolare le particelle cariche e successivamente a scagliarle nello spazio. Sarebbe proprio l’interazione delle particelle cariche con il campo magnetico a originare la radiazione X catturata dagli scienziati.