Terremoto in Myanmar: 3.000 vittime e un evento sismico unico

Analisi del terremoto supershear del 28 marzo e le sue conseguenze

Il 28 marzo, la città di Mandalay, situata nel cuore del Myanmar, è stata colpita da un devastante terremoto che ha avuto ripercussioni fino a Bangkok, in Thailandia. Questo evento sismico ha causato la tragica perdita di oltre 3.000 vite e ha lasciato migliaia di feriti. Le operazioni di soccorso si stanno intensificando tra le macerie di edifici crollati e strade distrutte. I geologi stanno analizzando le caratteristiche che hanno reso questo terremoto particolarmente distruttivo. È fondamentale comprendere le dinamiche di questo evento per migliorare le strategie di prevenzione e risposta ai disastri futuri. La comunità scientifica è in allerta e sta monitorando attentamente la situazione, cercando di raccogliere dati utili per evitare tragedie simili in futuro.

Caratteristiche del terremoto

Il terremoto, che ha avuto origine lungo la Faglia di Sagaing, non si è limitato a essere di elevata intensità, ma gli esperti ritengono che si sia propagato a una velocità straordinaria su una distanza considerevole. Frederik Tilmann, sismologo del GFZ Helmholtz Centre for Geosciences, ha condiviso su LinkedIn che l’evento potrebbe essere classificato come un “terremoto supershear”. Questo fenomeno si verifica quando la rottura della faglia avviene a una velocità superiore a quella delle onde sismiche generate, provocando un accumulo e un rilascio di energia in modo estremamente violento e rapido. Tilmann ha paragonato questo tipo di terremoto all’equivalente sismico di un jet supersonico, il che potrebbe spiegare perché le scosse siano state percepite a oltre 1.000 chilometri di distanza, fino alla capitale thailandese. I terremoti supershear sono eventi relativamente rari, ma tendono a manifestarsi con maggiore frequenza in caso di terremoti di elevata magnitudo.

Analisi della propagazione

Analizzando i dati relativi al terremoto di magnitudo 7.7, Tilmann e il suo collega, lo studente di dottorato Felipe Vera, hanno osservato che la rottura si propagava verso sud a una velocità di circa 5 km/s, ben oltre la velocità delle onde di taglio. Questo ha confermato la presenza di una rottura supershear. Inoltre, la lunghezza totale della rottura della faglia è stata stimata a oltre 400 chilometri, con un’analisi più recente condotta da Max Van Wyk de Vries, professore associato di rischi naturali all’Università di Cambridge, che suggerisce che la rottura potrebbe aver raggiunto quasi i 500 chilometri. Questi dati sono cruciali per comprendere l’impatto del terremoto e per sviluppare modelli predittivi più accurati per eventi futuri.

Profondità dell’epicentro

Un altro fattore cruciale che influisce sull’intensità di un terremoto è la profondità del suo epicentro. Secondo il Servizio Geologico degli Stati Uniti (USGS), “la forza delle scosse di un terremoto diminuisce con l’aumentare della distanza dalla sorgente sismica”. Pertanto, un terremoto che si verifica a 500 chilometri di profondità avrà scosse molto meno intense rispetto a uno che avviene a soli 20 chilometri di profondità. I dati forniti dall’USGS indicano che l’epicentro del terremoto in Myanmar si trovava a una profondità particolarmente superficiale, a soli 10 chilometri sotto la superficie terrestre. Questa combinazione di una rottura supershear e di un epicentro così vicino alla superficie contribuisce a spiegare l’intensità delle scosse, che hanno provocato crolli di edifici e gravi danni alle infrastrutture sia in Myanmar che a Bangkok.

Domande aperte e future ricerche

Nonostante le informazioni già raccolte, rimangono molte domande senza risposta riguardo al terremoto del 28 marzo. La geofisica dell’USGS, Susan Hough, ha dichiarato a Science News che, sebbene il Myanmar disponga di una rete sismica, solo due delle cinque stazioni principali hanno fornito dati utili. Le ragioni per cui le altre tre stazioni non hanno riportato informazioni rimangono poco chiare. Potrebbero essere state disattivate a causa del terremoto stesso, oppure potrebbero essere state già offline prima dell’evento. La mancanza di accesso alla regione dal 2019, a causa del colpo di stato militare, complica ulteriormente la situazione. Hough ha sottolineato che, nonostante le difficoltà, la ricezione di dati da due stazioni suggerisce che il centro della rete sismica potrebbe essere ancora operativo. Questi dati sono di fondamentale importanza non solo per il Myanmar, ma anche per la comunità scientifica globale, che cerca di comprendere meglio le dinamiche sismiche e migliorare le strategie di prevenzione e risposta ai disastri.