Una folle teoria su Plutone è stata confermata dagli esperti

La superficie di Plutone avvolta dalla foschia atmosferica.(NASA/JHUAPL/SwRI)

A differenza di qualsiasi altro pianeta o luna del Sistema Solare, l’atmosfera di Plutone non è controllata da particelle di gas ma da particelle di foschia che si alzano e si abbassano quando vengono raffreddate e riscaldate. Questa foschia, composta da metano, azoto e monossido di carbonio, si raffredda e si riscalda regolando l’atmosfera del corpo celeste. Questo è un processo unico che non è stato osservato da nessun’altra parte. L’astronomo Xi Zhang ipotizzò nel 2017, che la foschia potesse essere in grado di abbassare la temperature emettendo una forte radiazione infrarossa. Le recenti osservazioni del telescopio James Webb hanno dimostrato queste ipotesi.

Le nuove misurazioni hanno evidenziato variazioni di temperatura sulla superficie di Plutone e Caronte durante le loro rotazioni. Attraverso questi nuovi dati, gli scienziati hanno capito meglio le proprietà termiche di entrambi i corpi celesti e il comportamento dei ghiacci sulla superficie. Su Plutone è stata osservata una migrazione stagionale dei ghiacci che si spostano e si ridistribuiscono in diverse zone e che vengono in parte, trasportati fino a Caronte. Un processo così complesso non è noto su nessun altro corpo celeste del Sistema Solare. Caronte, a differenza di Plutone, non ha un’atmosfera stabile, anche se potrebbe presentare fenomeni di degassamento stagionale. L’interazione tra i due corpi e la presenza di trasferimento di materiale contribuiscono a rendere il sistema Plutone-Caronte particolarmente interessante.

Questi nuovi dati non solo arricchiscono la conoscenza dell’atmosfera di Plutone ma potrebbero anche fornire importanti informazioni sull’atmosfera primordiale della Terra, dove avveniva un processo simile. Inoltre, pongono nuove domande anche su altri corpi con atmosfere ricche di foschia, come Titano e Tritone. Plutone, quindi, si conferma un oggetto chiave per comprendere i comportamenti estremi delle atmosfere planetarie e le condizioni chimiche che potrebbero aver contribuito all’origine della vita.

Fonte:

https://www.universetoday.com