Nuove Scoperte nel Trattamento del Diabete di Tipo 2 e dell’Obesità
Recenti studi hanno rivelato che un nuovo farmaco orale potrebbe rappresentare una valida alternativa a Ozempic nel trattamento del diabete di tipo 2 e dell’obesità. Questo composto, sebbene non ancora testato su esseri umani, promette di ridurre alcuni effetti collaterali indesiderati associati a farmaci simili. A differenza degli agonisti del recettore 2-adrenergico (2AR), il nuovo candidato agisce su questo recettore in modo innovativo. Farmaci che interagiscono con il recettore 2-adrenergico non sono una novità. Ad esempio, il salbutamolo, noto come Ventolin, è comunemente prescritto per il trattamento dell’asma. Un altro esempio è il clenbuterolo, utilizzato in alcuni paesi per l’asma, ma più noto come sostanza per il potenziamento delle prestazioni, vietata dalla World Anti-Doping Agency a causa dei suoi effetti anabolizzanti. Queste informazioni evidenziano l’importanza di continuare la ricerca per sviluppare farmaci più sicuri ed efficaci.
Ricerca e Sviluppo di Farmaci Sicuri
Da oltre dieci anni, la comunità scientifica è impegnata nella ricerca di modalità per sfruttare i benefici degli agonisti del 2AR, evitando al contempo i loro effetti collaterali potenzialmente dannosi. Questi farmaci possono stimolare l’assorbimento del glucosio nei muscoli scheletrici e favorire la combustione dei grassi, simulando gli effetti positivi dell’esercizio fisico. Tuttavia, sono stati considerati troppo rischiosi per il trattamento del diabete e dell’obesità a causa della loro propensione a causare danni cardiaci. I recettori 2-adrenergici, infatti, sono accoppiati a proteine G, e la loro attivazione prolungata può innescare problematiche cardiovascolari. Gli effetti collaterali possono manifestarsi in vari modi, tra cui:
- Aumento della frequenza cardiaca
- Incremento della pressione arteriosa sistolica
- Ipetrrofia cardiaca in caso di esposizione prolungata
Questi rischi sono stati evidenziati dal biologo molecolare Shane Wright dell’Istituto Karolinska in Svezia, sottolineando la necessità di sviluppare alternative più sicure.

Il Compounds 15 e il Suo Potenziale
Un team di ricerca dell’Istituto Karolinska, dell’Università di Stoccolma e della biotech Atrogi AB ha identificato una serie di molecole agoniste del 2AR in grado di evitare la pericolosa attivazione delle proteine G. Tra queste, il composto denominato “composto 15” sembra avere un profilo di sicurezza migliore, attivando solo percorsi specifici e riducendo la probabilità di effetti collaterali indesiderati. Sebbene non si possa ancora confermare la sua sicurezza fino a ulteriori studi clinici, il composto 15 non provoca né soppressione dell’appetito né perdita di massa muscolare, suggerendo un potenziale vantaggio rispetto agli agonisti del recettore GLP-1 come Ozempic. Inoltre, la sua somministrazione orale lo rende più pratico rispetto ai farmaci iniettabili. L’obiettivo della ricerca è stato quello di mirare a un’azione benefica del recettore 2AR nel muscolo scheletrico, contribuendo così a ridurre i livelli di glucosio nel sangue.
Prospettive Future e Studi Clinici
Finora, il nuovo farmaco è stato testato in laboratorio su cellule coltivate, su topi maschi, ratti e beagle, e in studi clinici di fase 1, che si concentrano sulla sicurezza piuttosto che sull’efficacia. I risultati preliminari hanno mostrato che i principali candidati della serie chimica hanno migliorato la tolleranza al glucosio in modelli preclinici di diabete e obesità, senza causare un aumento significativo della forza contrattile o lesioni cardiache. Inoltre, hanno dimostrato di invertire l’atrofia muscolare indotta dai farmaci GLP-1. La valutazione clinica ha confermato che il nostro candidato principale è bio disponibile per via orale e sicuro sia per i volontari sani che per i diabetici di tipo 2, evidenziando il suo potenziale terapeutico. Tuttavia, saranno necessari ulteriori test e un nome più accattivante prima che il composto 15 o i suoi derivati possano essere resi disponibili come alternativa ai farmaci GLP-1. Attualmente, sono in corso studi clinici di fase 2 per verificare se i benefici osservati nei modelli animali possano essere replicati negli esseri umani, aprendo la strada a nuove opportunità terapeutiche.
