Earendel, la stella più lontana finora osservata

La recente scoperta di Earendel, la stella più lontana finora osservata, dà ancora più meraviglia al’importantissima ricerca spaziale ed invogliare a capire.

Earendel

Lo spazio è senza ombra di dubbio ricco di meraviglie, segreti e misteri. Sono innumerevoli le sue meraviglie e rientriamo anche tutti noi. Basti pensare alle stelle, ai buchi neri, ai meteoriti, alla vita che è la meraviglia più importante dell’universo e le sue origini, alla vita aliena, alla vita dopo la morte, ai pianeti, alle nebulose e tantissimo altro ancora per rendersi conto che l’universo è uno scrigno di tesori, molti dei quali tuttora da scoprire.

Infatti dello spazio conosciamo davvero poco e sono tanti i suoi misteri e gli enigmi che attanagliano gli astrofisici; però, con la giusta ricerca, volontà ed impegno i risultati possono arrivare.

Non a caso di recente è stata scoperta nientepopodimeno la stella più lontana, più antica e più fenomenale da noi finora osservata, chiamata Earendel; protagonista di un affascinante studio pubblicato su Nature. Uno studio che ha rivelato gli aspetti più interessanti di questo Astro ed il suo altissimo valore scientifico.

L’importanza della ricerca spaziale

La ricerca spaziale sta, in questi ultimi anni, tornando di nuovo agli onori della cronaca. Tra la nuova corsa allo spazio, le compagnie private che stanno raggiungendo lo spazio (tipo la grandissima azienda chiamata SpaceX dell’imprenditore sudafricano con cittadinanza canadese e naturalizzato statunitense di successo Elon Musk), la costruzione di nuove stazioni spaziali orbitanti, la bizzarra situazione della COVID19 e i nuovi assetti geopolitici, economici e militari lo sguardo alle stelle sta di nuovo svolgendo un ruolo importantissimo non solo per la ricerca scientifica, ma anche per la supremazia politica, economica e militare. Probabilmente questa nuova corsa allo spazio sarà una delle più importanti finora, visto che si parla addirittura del ritorno sulla Luna con il progetto Artemis della NASA ed addirittura il primo sbarco ufficiale su Marte. Siamo come in una Seconda Guerra Fredda e dalla fine della Prima Guerra Fredda, con tutte le sue anomalie, la ricerca spaziale, seppur sempre presente con delle importanti scoperte, si era un poco “stemperata”. Ma le recenti vicissitudini, rivelazioni e scoperte hanno portato in auge lo spazio; soprattutto con gli Esopianeti (ovvero pianeti situati al di fuori del nostro Sistema Solare) e le loro più svariate caratteristiche estreme (come pianeti giganti, pianeti super freddi, pianeti super caldi, pianeti di carbonio e così via) e non. Del resto fino a pochi anni fa gli Esopianeti erano considerati pura fantasia; ma, dalla scoperta del primo, ovvero “51 Pegasi b” chiamato anche Bellerophon e Dimidium (un gioviano caldo o gassoso caldo che ruota attorno ad una stella simile al nostro Sole; ovvero pianeti gassosi, di dimensioni notevoli grazie alla grande presenza di gas con piccoli nuclei rocciosi, simili a Giove ma con temperature più elevate rispetto alle temperature basse di Giove che è un pianeta gassoso classico e che raggiunge circa i – 145 gradi centigradi. Va detto anche che su quest’ultimo ci sono temperature simili a quelle terrestri sulla sua superficie, tuttora un grande mistero, dove la pressione dei gas è estremamente elevata; mentre l’interno del suo nucleo, formato da carbonio, ferro e silicio, raggiunge temperature vertiginose, si parla di ben 36000 gradi centigradi ed emette 2 volte più energia di quella che riceve dal Sole; tutte caratteristiche che hanno conferito a Giove l’appellativo di “stella mancata” visto che in qualche modo i suoi gas non sono riusciti ad “accendersi”, forse perché non presenti abbastanza, per creare così del plasma stellare) avvenuta il 6 ottobre del meraviglioso anno 1995 dagli astronomi svizzeri Michael Mayor e Didier Queloz, si sono susseguite numerosissime scoperte al riguardo ed ormai quasi ogni giorno si trova un Esopianeta nuovo.

Quindi la ricerca spaziale deve comunque andare avanti, senza alcun buonismo, autocommiserazione e scetticismo; ma con serietà, rigore e professionalità.

Fatto sta quindi che la recente scoperta della stella più lontana da noi è una dimostrazione di tutto ciò e del particolarissimo periodo storico che stiamo vivendo, uno dei più eccellenti della storia, dove la Fantascienza sta diventando realtà ed è uno degli eventi scientifici più importanti.

Ecco una Bellissima immagine del nostro Pianeta Terra, con in alto a sinistra la Bellissima Italia (fonte):

Il Pianeta Terra Con In Alto A Sinistra La Bellissima Italia

Ma prima di parlarne, vediamo cosa sono le stelle.

Cosa sono le stelle

Una stella è, detta con parole semplici, un corpo celeste, ovvero i corpi celesti sono gli oggetti dello spazio, a forma di sfera costituita da gas ionizzati chiamati plasma, ovvero gas che acquistano o perdono elettroni grazie all’intervento di cariche elettriche e che formano un nuovo stato della materia (né solida, né liquida, né gassosa e che somiglia invece ad un gas denso), il quarto; le stelle, poi, tramite processi di fusione nucleare (ovvero l’unione degli atomi; a differenza della scissione o fissione nucleare dove gli atomi vengono invece suddivisi in particelle più semplici grazie all’intervento di altre particelle e ciò avviene nelle bombe atomiche e nelle centrali nucleari; in entrambi i casi si produce una quantità elevatissima di energia, di particelle e di radiazioni) producono luce, energia (ovvero la capacità di un corpo di svolgere un lavoro fermo, fisso oppure in movimento), radiazioni, onde elettromagnetiche, particelle di vario tipo e neutrini (particelle subatomiche senza carica elettrica).

Le stelle nascono dalla contrazione di vari gas dovuto alle “vibrazioni” di onde d’urto varie, dall’instabilità gravitazionale e dal movimento degli stessi gas, perlopiù l’idrogeno (l’elemento più abbondante dell’universo e che forma anche l’acqua insieme all’ossigeno, nella forma molecolare H2O, con 2 atomi di idrogeno con la dicitura H, la stessa anche della bomba nucleare all’idrogeno chiamata bomba H ed 1 atomo di ossigeno con la dicitura O; oltre che a svolgere alcuni legami chimici utili alla vita, quindi l’idrogeno in sé è anche una base della vita, similmente al carbonio), che si accendono in zone ad alta intensità e con determinati criteri che permettono il collasso dei gas e la loro agglomerazione e danno vita ad una Protostella (una stella in fase “larvale” instabile e circondata da scorie spaziali ed altri gas; quest’ultimi possono dar vita a dei pianeti oppure aggregarsi all’Astro nascente) e successivamente ad una stella effettiva che vive tramite la fusione nucleare trasformando l’idrogeno in elio e l’elio in carbonio ed altre sostanze come per esempio l’ossigeno. Ma cosa succede quando l’idrogeno in una stella finisce?

La morte di una stella dipende dalla sua massa.

Se la massa è bassa il nucleo, rimasto “a secco”, collassa su sé stesso, si compatta, diventa instabile e perde i gas esterni; a questo punto rimane una Stella Nana Bianca di piccole dimensioni (simili a quelle della Terra ma molto più densa) e costituita prevalentemente da carbonio, neon, ossigeno, elettroni ed altro. In una Nana Bianca non ci sono i presupposti per far nascere delle reazioni termonucleari e rimane una flebile energia generata dalla gravità emessa dalle stesse sostanze rimaste. La fase di Nana Bianca può avere una durata lunghissima e finire poi con la fase di Nana Nera; ovvero una stella senza alcuna più energia, fredda, spenta ed invisibile (perché non emette più luce propria); qui i materiali rimasti in qualche modo si cristallizzano e data la presenza elevatissima di carbonio potrebbe somigliare ad una sorta di agglomerato simile alla grafite di una matita e vagare per sempre nello spazio. Il processo di Nana Bianca dovrebbe durare, secondo i calcoli degli scienziati, all’incirca 100 miliardi di anni; infatti supera la stessa età attuale dell’universo (che ha circa 14 miliardi di anni) e quindi finora non è mai stata rilevata la presenza di una Nana Nera; anche se quest’ultima risulterebbe di difficile osservazione perché appunto nera senza alcuna emissione di luce.

In caso di una massa leggermente maggiore avviene lo stesso processo della Nana Bianca, ma dato che è più massiccia i gas esterni espulsi formano una bellissima Nebulosa formata da gas energizzati, polveri e residui in espansione. Questi gas, a loro volta ed anche grazie alle onde d’urto emesse dal collasso stellare possono contrarsi successivamente e riformare nuove stelle; nel cosiddetto processo di “riciclo stellare” creando delle vere e proprie incubatrici stellari. Probabilmente questa sarà la sorte del nostro Sole.

Ecco un’immagine di una Nebulosa, in particolare della spettacolare Nebulosa Aquila la cui forma ricorda proprio questo bellissimo rapace (fonte):

Nebulosa Aquila

In caso di masse estremamente elevate il collasso del nucleo è talmente devastante che vengono espulsi con un’energia immane gli strati esterni con un’emissione di luce che per qualche periodo supera anche quella di una Galassia intera e l’energia emessa supera addirittura l’energia emessa dal Sole durante tutta la sua esistenza. Questo processo è chiamato Supernova e i resti del materiale espulso vengono definiti “Resti Di Supernova” che agiscono come una Nebulosa ma a differenza di esse sono di maggiori proporzioni ed anch’esse possono generare un “Riciclo Stellare”. Il nucleo, poi, non finisce come una Nana Bianca; ma, grazie ad una maggiore massa, continua ulteriormente a collassare su sé stesso fino a diventare estremamente compatto e formato da neutroni; generando quindi una Stella Di Neutroni. Tale stella è estremamente complessa, compatta e compressa, tra gli esempi più estremi finora conosciuti e questa caratteristica estrema permette la comparsa di un campo magnetico elevatissimo e negli strati interni una tale contrazione da generare nuovi stadi della materia, come per esempio il Neutronio (lo stato della materia super denso che però non è né solido, né liquido e né gassoso), Materia Oscura (ovvero quella materia che non emette radiazioni elettromagnetiche come la materia classica e si rileva soltanto con i suoi effetti gravitazionali; si pensa che la Materia Oscura occupi il 90% dalla materia dell’intero universo e che svolge ruoli di “stabilizzante”; è estremamente misteriosa e si conosce pochissimo, per non dire quasi nulla, su di essa; si ipotizza sia il tessuto spazio/temporale, il tessuto universale “base ed esistente da sempre”, residui primordiali del Big Bang oppure tanto altro; da citare anche la cosiddetta Energia Oscura, che occupa la parte più grande dell’universo ed è stata probabilmente generata dal Big Bang e che provoca l’espansione dell’universo; ciò potrebbe confermare il fatto che la materia oscura sia un tessuto spazio/temporale simile ad un “telo” e che l’energia oscura riesca ad espandere tale telo, forse quasi all’infinito perché appunto energia quasi illimitata) e fenomeni tuttora sconosciuti a livello sub atomico (ovvero della Fisica Quantistica). Fatto sta che le Stelle Di Neutroni sono tra le più misteriose e potenti e da ciò possono emettere degli impulsi regolari di Raggi X e Raggi Gamma (generando i cosiddetti Lampi Gamma, che sono tra le emissioni energetiche più potenti dell’intero universo, capaci di spazzare via l’intero Sistema Solare in un attimo e sono generate anche da altri corpi celesti potenti) dal movimento degli elettroni in tal caso chiamate Pulsar; emettere energia perlopiù formata da Raggi X a livello irregolare “prelevando” materia da una stella vicina più piccola (sistema detto binario) in tal caso chiamata Burster A Raggi X; oppure emettendo un campo magnetico potentissimo in tal caso chiamata Magnetar. La fine poi di una Stella Di Neutroni è tuttora oggetto di studio, ma si ipotizza che prima o poi finisca l’energia dei neutroni e quindi cristallizzarsi come un Nana Bianca; ovviamente con dimensioni più grandi.

Ecco l’immagine di un Resto Di Supernova, la suggestiva Nebulosa Granchio che dimostra, osservando l’espansione dei residui, l’energia emessa dall’esplosione di una potentissima Supernova (fonte):

Nebulosa Granchio

Infine, se un nucleo rimasto dall’esplosione di una Supernova è molto massiccio continua ulteriormente a collassare in modo devastante fino a generare un Buco Nero, una sorta di squarcio spazio/temporale dove si annulla lo spazio e il tempo e si attira qualsiasi cosa. I Buchi Neri (che vanno da “piccole masse” fino a “super massicci”) sono altamente distruttivi e si conosce pochissimo su di loro, infatti lì la materia, a causa dell’elevatissima forza gravitazionale, viene attratta ed allungata, termine detto spaghettificazione, fino ad andare al cosiddetto “orizzonte degli eventi”, un punto dove si annulla lo spazio e il tempo e quello che succede dopo è frutto di teorie. Inoltre è curioso sapere che un ipotetico osservatore esterno all’orizzonte degli eventi osserva l’oggetto andato nel Buco Nero fermo immobile mentre l’oggetto reale in sé non si sa che fine faccia; in pratica si genera una sorta di istantanea del passaggio da un punto ad un altro. Infatti si ipotizza che un Buco Nero, dato che trancia il tessuto spazio temporale, crea un tunnel spazio temporale oppure cunicolo spazio temporale (come il ponte di Einstein-Rosen o Wormhole, tradotto in italiano “buco di verme”) che porta in luoghi diversi dello stesso universo, in altri universi (facendo valere la teoria del Multiverso) e in dimensioni parallele. Successivamente si pensa che la materia attratta da un Buco Nero viene emessa da un Buco Bianco (non si sa se con una struttura sana oppure distrutta); ma finora non è stato mai rilevato un Buco Bianco visto che quest’ultimi potrebbero letteralmente sfociare in altri universi.

Ovviamente la nascita, la vita e la morte di una stella si basa anche su numerosissime variabili ed anche su di esse si conosce pochissimo. In media vivono 10 miliardi di anni, riescono ad essere influenti per la formazione di un pianeta, la nascita della vita ed emettono una quantità immensa di energia. Capire di più sulle stelle, però, potrebbe permetterci di comprendere al meglio le leggi dell’universo ed anche noi stessi, visto che scientificamente parlando siamo “figli delle stelle”, anche citando una bellissima canzone omonima del grandissimo cantautore napoletano Giuseppe Daniele, in arte Pino Daniele. Fatto sta che, come abbiamo visto, le stelle sono spettacolari, potentissime, maestose, fenomenali e soprattutto le basi dello spazio.

Ecco un’immagine dell’evoluzione di una stella (fonte):

L’Evoluzione Di Una Stella

Adesso possiamo parlare dell’interessante Stella Earendel.

Le caratteristiche dell’Affascinante Stella Earendel

Questa stella è stata scoperta dagli studiosi dell’Università Johns Hopkins negli Stati Uniti. Il nome di questo Astro, poi, deriva dall’inglese antico e significa “stella del mattino” oppure “luce nascente”.

Stando ai ricercatori, questa stella è nata 900 milioni di anni dopo il Big Bang (quindi in un periodo di elevatissimo fermento stellare) e dista dalla Terra circa 12,9 miliardi di anni luce. Ciò la classifica come la stella più lontana finora osservata, oltre che collateralmente una delle più antiche finora scoperte. Dato che è stata osservata la luce emessa circa 12,9 miliardi di anni fa, molto probabilmente questa stella non esiste più e quella osservata era in una fase iniziale/intermedia della sua vita visto che l’universo ha circa 14 miliardi di anni. Questo avviene perché quando osserviamo un astro, osserviamo la sua luce emessa in base all’anno luce distante da noi. In pratica l’anno luce indica la distanza che percorre la luce in un anno; vi ricordo che la luce viaggia a 300000 chilometri al secondo (circa la distanza tra la Terra e la Luna) e tale velocità è teoricamente la più alta dell’intero universo e non può essere superata altrimenti si bloccano lo spazio ed il tempo circostanti; quindi la velocità della luce è una costante fissa che non può essere superata, anche se si ipotizza che ciò avvenga nei Buchi Neri e in futuro un’ipotetica futura navicella spaziale potrebbe superare tale velocità ovviando alle alterazioni spaziali e temporali con dei campi di forza. Vi ricordo anche che la luce è costituita da delle particelle elementari di energia subatomiche chiamate Fotoni.

Inoltre va detto che in un anno la luce percorre all’incirca 9400 miliardi di chilometri che, moltiplicati per la distanza della stella Earendel dà vita ad un numero immenso la cui distanza percorsa dalla luce della Stella Earendel è anche soltanto comprensibilmente incredibile. Oltre all’anno luce c’è il Parsec, che equivale unitariamente a 3,26 anni luce ed è il frutto di alcuni calcoli su delle angolazioni spaziali.

Dato quindi che lo spazio è immenso, la luce, per essere osservata da noi compie un determinato viaggio in base alla distanza da percorrere e ciò ne consegue che quando guardiamo un Astro letteralmente guardiamo nel passato. Un esempio lampante è il Sole, che sembra “vicino” perché dista da noi soltanto, astronomicamente parlando, circa 150 milioni di chilometri e quindi la sua luce (che possiede la massima velocità universale) per arrivare sulla Terra impiega circa 8 minuti; sembra paradossale ma quando osserviamo il Sole “non è in diretta” ma bensì è lui stesso all’incirca 8 minuti fa, ovviamente il suo movimento apparente è dato dalla rotazione terrestre (che vi ricordo dura 24 ore; l’altro moto terrestre è quello di rivoluzione attorno al Sole e dura poco più di 365,25 giorni e 366 giorni negli anni bisestili, ogni 4 anni, per compensare il refuso dopo la virgola di quel valore e regolare le varie tipologie di calendari; vi ricordo inoltre che in quasi tutto il Mondo viene utilizzato il Calendario Gregoriano che fu realizzato dal Papa Gregorio XIII e che lui stesso lo introdusse il giorno 04 ottobre dell’anno 1582, un lunedì, con la Bolla Papale, ovvero una comunicazione ufficiale del Papa in persona, chiamata Inter gravissimas, che è tuttora più preciso a livello astronomico rispetto al precedente Calendario Giuliano che fu elaborato dall’astronomo greco Sosigene Di Alessandria e promulgato da Giulio Cesare, che dà anche il nome a quel calendario “obsoleto”, nell’anno 46 A.C.; quella Bolla Papale fu invece promulgata, ovvero convalidata, a Villa Mondragone, tuttora presente, nel comune di Monte Porzio Catone, a Roma) che dà l’illusione che sia il Sole a muoversi ma in realtà è fisso con soltanto un proprio moto di rotazione che dura in media 30 giorni terrestri anche se molto diversificato tra il suo equatore (dove dura 25 giorni terrestri), i suoi poli (dove dura 35 giorni terrestri) ed il suo nucleo (dove dura soltanto 7 giorni terrestri) perché dovuto non solo alle grandi dimensioni della nostra stella, ma anche perché in quei luoghi ci sono diverse strutture fisiche e chimiche con diverse reazioni termonucleari. In seguito la tempistica dell’arrivo della luce solare sulla Terra è leggermente variabile e dipende anche dall’inclinazione terrestre (quest’ultima determina anche le stagioni, infatti quando un emisfero della Terra è più inclinato verso il Sole ne consegue un aumento di temperatura e quindi la stagione estiva partendo dal solstizio d’estate, in caso contrario, quindi con un emisfero della Terra che è meno inclinato verso il Sole, invece determina temperature più fredde e quindi la stagione invernale partendo dal solstizio d’inverno, mentre nelle fasi intermedie e quindi con gli emisferi terrestri “alla pari” e temperature miti che derivano poi anche dalla stagione di provenienza determina la stagione primaverile e la stagione autunnale partendo dagli equinozi, con l’equinozio di primavera e l’equinozio d’autunno, il cui termine fa dedurre proprio questa “parità” tra gli emisferi terrestri. Questo avviene perché la Terra, col suo moto di rotazione, subisce le stesse forze e le stesse leggi della fisica similmente ad una trottola che compie proprio un’oscillazione durante la rotazione; ovviamente nel caso della Terra si parla di misure planetarie molto più grandi dove una minima variazione determina proprio un drastico cambio di temperatura. Da questo si può dedurre anche che ai poli, rispettivamente al Polo Nord e al Polo Sud, ci sono 6 mesi di giorno e 6 mesi di buio con una flebile, affascinante e spettacolare Crepuscolo; quest’ultimo avviene anche giornalmente nel Mondo ed è quella sfumatura poetica che delinea il giorno con la notte e dà vita anche a spettacoli davvero meravigliosi. Tutto ciò fa parte delle basi dell’astrofisica). Ovviamente la tempistica media dell’arrivo della luce solare sulla Terra è di 8 minuti. Inoltre il Sole, seppur sia una Stella Nana Gialla e relativamente piccola, è grande circa 109 volte la Terra e al confronto è mastodontico.

Ecco un’immagine del Sole (fonte):

Sole

Detto ciò, si può capire che l’osservazione di Earendel è della sua luce emessa ben 12,9 miliardi di anni fa, un tempo di un giovanissimo spazio ed in cui non esistevamo nemmeno noi umani (le prime tracce della nostra Specie risalgono a circa 6 milioni di anni fa), non esisteva la Terra (che ha circa 4 – 4,5 miliardi di anni) e nemmeno il Sole (che è relativamente “giovanissimo” ed ha “soltanto” circa 5 miliardi di anni). Fa veramente impressione tutto ciò, ma anche questo rende spettacolare lo spazio. In fondo “Noi siamo soltanto un granello di sabbia in una spiaggia infinita” e ciò dovrebbe farci capire tantissime cose e purtroppo non lo facciamo.

La scoperta di Earendel

Continuando a parlare della Stella Earendel; la sua scoperta è avvenuta tramite lo storico Telescopio Spaziale Hubble, lanciato il 24 aprile 1990 e dedicato al grandissimo astronomo statunitense Edwin Powell Hubble (che scoprì l’espansione dell’universo basandosi sull’osservazione che la lunghezza d’onda degli oggetti spaziali si spostava verso il rosso, quindi con una lunghezza d’onda maggiore, proprio perché si allontanavano tra di loro esattamente per l’espansione dello spazio che avviene tuttora dal Big Bang, questa proprietà è chiamata redshift, in italiano “spostamento verso il rosso” oppure “effetto batocromo”; oltre che a tante altre importanti scoperte) e tuttora attivo.

La scoperta di questa stella è avvenuta in un modo altrettanto bizzarro e quasi per “caso” come tante altre altre scoperte e come diceva il grandissimo scienziato Albert Einstein: “Il caso è la via che Dio usa quando vuole restare anonimo”. Infatti le stelle con tale distanza hanno una luminosità quasi nulla e quindi per poter osservarle la loro luce ha bisogno di essere amplificata. Ma come? Sempre grazie ai corpi celesti, avete capito bene!!!

Infatti nello spazio può avvenire un fenomeno denominato “lente gravitazionale” in cui la forza gravitazionale di altri corpi celesti (perlopiù quelli più vicini alla Terra e con massa elevata) riesce ad amplificare la luce di corpi celesti lontani, anche migliaia di volte; come avvenuto con la Stella Earendel grazie alla presenza di alcune Galassie in primo piano. Questo effetto fu teorizzato proprio da Albert Einstein nel 1936 ma con conferme di osservazione dopo molto tempo dopo e dopo la morte di quello scienziato all’avanguardia. Talvolta questa “amplificazione spaziale” potrebbe comportare una sorta di “effetto prisma” e quindi far comparire lo stesso oggetto più di una volta e spesso a forma di croce, quindi similmente ad una lente utilizzata da noi Umani; come nel caso del Quasar (ovvero un nucleo galattico altamente luminoso) G 2237 nella Galassia (ovvero un insieme di stelle, asteroidi, pianeti ed altri corpi celesti che assieme, grazie alla loro reciproca forza gravitazionale, formano strutture ben definite; la Galassia in cui viviamo noi si chiama Via Lattea ed è davvero spettacolare, il cui nome si rifà alla sua sezione osservabile dalla Terra che ricorda colori lattiginosi) ZW 2237 situata nella Costellazione (ovvero alcuni allineamenti davvero precisi tra le varie stelle che ricordano creature mitologiche ed altre cose) Di Pegaso che prende il nome di “Croce Di Einstein”. Questa “lente gravitazionale” può permettere anche di osservare Esopianeti, stelle molto lontane ed altri corpi celesti lontani.

Earendel è, secondo gli studiosi, una stella singola, anche se non si esclude che fosse stata una Stella Binaria, ovvero 2 stelle che ruotano tra di loro e che danno l’illusione di una singola stella; gli abbinamenti tra le stelle, altre ad essere binari, potrebbero essere di più stelle; evento che potrebbe valere anche con i pianeti; che in pratica non hanno un satellite naturale ma un pianeta a tutti gli effetti. Fatto sta che Earendel era immensamente grande, quasi più di 50 masse solari. Inoltre, dato che è distante da noi 12,9 miliardi di anni luce, questa stella attualmente non esiste più e molto probabilmente ha subito il processo di Supernova mentre il nucleo è diventato una Stella Di Neutroni la cui luminosità, vista l’immensa distanza, è calante. Potremmo scoprire la sua fine tra una decina di miliardi di anni, quindi molto più tardi dalla fine del nostro Sole e della Terra; anche se nel futuro dell’umanità potremmo realizzare delle tecnologie per colonizzare altri pianeti oppure addirittura “meccanizzare” come un’astronave il pianeta Terra per salvaguardarlo e quindi sfuggire alla devastazione solare, insomma, tutto può essere possibile se lo vogliamo a fin di bene e quindi poter osservare le fasi finali di Earendel; sperando che anche allora possa essere utile questo Articolo.

Data la grandissima distanza di Earendel dalla Terra il suo “spostamento verso il rosso” ha un punteggio di 6,2 e quindi è elevatissimo.

Ovviamente questa stella è quindi un vero e proprio record ed è attualmente quella più lontana finora osservata, una delle più straordinarie e da citare anche l’oggetto spaziale in generale più lontano finora osservato; ciò non toglie che possano esistere altre stelle ancora più lontane, ma viste le distanze siderali è difficilissimo scoprirne altre ed Earendel è un traguardo storico per la Scienza. Future osservazioni potrebbero far scoprire più cose su tale stella, soprattutto col recente Telescopio Spaziale James Webb (chiamato in inglese James Webb Space Telescope, JWST, oppure abbreviato in Webb; dotato di tecnologie sofisticatissime per la ricerca spaziale, in particolare dello spazio profondo, dove è situata Earendel) lanciato il 25 dicembre 2021, il giorno di Natale, con una collaborazione internazionale davvero entusiasmante tra la NASA (acronimo di “National Aeronautics And Space Administration”, tradotto in italiano “Ente Nazionale Per Le Attività Spaziali E Aeronautiche”; ovvero l’Agenzia Spaziale Statunitense), l’ESA (acronimo di “European Space Agency”, tradotto in italiano “Agenzia Spaziale Europea”; ovvero per l’appunto l’Agenzia Spaziale Europea), la CSA (acronimo di “Canadian Space Agency”, tradotto in italiano “Agenzia Spaziale Canadese”; ovvero l’Agenzia Spaziale Canadese) ed alcune collaborazione con l’ASI (ovvero l’Agenzia Spaziale Italiana).

Ecco la meravigliosa immagine di una Galassia, in particolare della spettacolare Galassia Di Andromeda, la cui bellezza è straordinaria (fonte):

Galassia Di Andromeda

Sicuramente Earendel stupirà ancora ed ulteriori studi possono dare un maggior lustro a questo fenomenale Astro.

Conclusioni

In conclusione va detto che questa scoperta è davvero avvincente e dimostra ancora una volta l’importanza della ricerca spaziale.

Con la buona volontà si può capire di più sull’universo e comprendere tutti i suoi segreti, o perlomeno provarci. Bisogna volerlo. Visto che sono ancora tantissimi i dubbi che attanagliano l’astronomia, basti pensare all’origine dell’universo col Big Bang che probabilmente è nato dal nulla sapendo movimento del nulla stesso, le varie meccaniche astronomiche, la scoperta di nuovi corpi celesti, la realtà ufficiosa dell’esistenza di vita extraterrestre ed una sorta di “eterno dubbio” che si trova ovunque e che soltanto la sua risoluzione può permetterci di comprendere i più grandi misteri dello spazio e tutto ciò che ci circonda.

Per finire, quindi, va detto che bisogna guardare il cielo, impegnarsi e sognare, perché proprio i sogni sono il motore della vita.