Circa 56 milioni di anni fa, il pianeta attraversò una fase di riscaldamento climatico improvviso e marcato, durante la quale le temperature globali aumentarono sensibilmente in un arco di tempo relativamente breve. Questo evento lasciò segni profondi sull’ambiente, sugli oceani e sulla vita terrestre, segnando un momento cruciale nella storia del clima terrestre. Una delle ipotesi avanzate negli ultimi anni suggeriva che un corpo celeste, forse una stella di passaggio nelle vicinanze del Sistema Solare, avrebbe potuto perturbare le orbite dei pianeti, inclusa quella della Terra, e contribuire così al cambiamento climatico osservato in quel periodo. Si tratterebbe di un’interazione gravitazionale rara, ma possibile, capace di alterare l’inclinazione o l’eccentricità dell’orbita terrestre, con conseguenze sul bilancio energetico del pianeta.
La stella più nota, protagonista di un possibile avvicinamento al Sistema Solare è la stella di Scholz. Circa 70.000 anni fa, attraversò la Nube di Oort, il deposito esterno del nostro Sistema Solare di comete di lungo periodo e planetesimi ghiacciati. Lì potrebbe aver perturbato alcune comete della Nube di Oort. In ogni caso una nuova ricerca, che sarà pubblicata su The Astrophysical Journal, esamina i sorvoli stellari per verificarne la veridicità. Il titolo è ” Nessuna influenza delle stelle di passaggio sulle ricostruzioni paleoclimatiche degli ultimi 56 milioni di anni “. Gli autori sono Richard Zeebe e David Hernandez. Zeebe lavora presso la School of Ocean & Earth Science & Technology dell’Università delle Hawaii, mentre Hernandez lavora presso il Dipartimento di Astronomia dell’Università di Yale. “Le stelle di passaggio (chiamate anche sorvoli stellari) hanno effetti notevoli sull’evoluzione dinamica a lungo termine del sistema solare, sull’immissione di comete della nube di Oort nel sistema solare, sulle proprietà degli oggetti transnettuniani e altro ancora”, scrivono gli autori. “Sulla base di un modello semplificato del sistema solare, … è stato recentemente ipotizzato che anche le stelle di passaggio siano un importante fattore determinante del paleoclima prima di circa 50 milioni di anni fa, compreso un evento climatico chiamato Massimo termico del Paleocene-Eocene (PETM) (circa 56 milioni di anni fa).”
Recenti modelli dinamici più accurati, però, hanno riconsiderato questa possibilità. Utilizzando simulazioni che tengono conto di tutti gli elementi rilevanti del Sistema Solare, inclusi la Luna e i parametri gravitazionali complessi del Sole, non si rilevano variazioni orbitali significative riconducibili al passaggio di una stella. L’influenza di questi eventi appare trascurabile nel determinare cambiamenti a lungo termine nel clima terrestre. Questo porta a escludere in modo sempre più solido che il riscaldamento osservato in quel remoto passato sia stato causato da interferenze stellari. Rimangono così altre spiegazioni più plausibili, legate a fenomeni interni al sistema Terra, come il rilascio improvviso di gas serra, attività vulcaniche intense o cicli orbitali naturali su scala geologica. Il quadro che emerge rafforza l’idea che le dinamiche climatiche profonde del passato siano state innescate da meccanismi più terrestri che astronomici, pur in un contesto di grande complessità e interconnessione tra fattori naturali. L’articolo è stato pubblicato su Science Alert.