Trovata l’impronta umana più antica di sempre in un dipinto rupestre

Una pietra decorata con ocra rossa e un’impronta digitale antica oltre 42.000 anni conferma che i Neanderthal esprimevano pensiero simbolico e creatività artistica.

L'impronta digitale è la più vecchia e completa fino ad oggi. Credito: Samuel Miralles-Mosquera Policía Científica

Un ritrovamento archeologico eccezionale in Spagna ha offerto nuove, straordinarie prove della capacità simbolica e artistica dei Neanderthal. Nel sito di Abrigo de San Lázaro, vicino a Segovia, è stata scoperta una pietra di granito che, grazie alla sua forma naturale, evoca chiaramente un volto umano. Su di essa è stato applicato intenzionalmente un punto di ocra rossa, che rafforza questa percezione: un gesto simbolico che indica la volontà di rappresentazione.

Ma ciò che rende questo oggetto davvero unico è la scoperta, all’interno del pigmento, di un’impronta digitale impressa oltre 42.000 anni fa. Analizzata con tecniche avanzate di imaging forense sviluppate dalla Polizia Scientifica spagnola, l’impronta è stata attribuita a un Neanderthal adulto di sesso maschile. È la prima volta che possiamo collegare direttamente un atto simbolico a un individuo Neanderthal attraverso una traccia biologica così precisa. Il team interdisciplinare di archeologi, geologi e specialisti forensi ha utilizzato una combinazione di tecnologie, tra cui mappature 3D, microscopia elettronica, fluorescenza a raggi X e analisi multispettrali. Queste indagini hanno escluso l’uso funzionale della pietra e confermato la natura esterna e intenzionale dell’applicazione del pigmento, identificato come ocra rossa.

La pietra era collocata in un contesto archeologico chiaramente attribuibile ai Neanderthal, in uno strato del Paleolitico medio con manufatti musteriani. Il fenomeno della pareidolia – la tendenza a riconoscere volti in oggetti inanimati – è stato probabilmente ciò che ha portato l’autore a scegliere e decorare la pietra, sottolineando elementi già presenti con un semplice tocco di colore. Questa scoperta rappresenta la più antica forma conosciuta di arte portatile associata ai Neanderthal e si inserisce in un contesto più ampio di riscoperta delle loro capacità cognitive. Fino a pochi decenni fa si riteneva che solo l’Homo sapiens fosse in grado di espressioni simboliche complesse. Tuttavia, studi recenti – come la datazione di pitture rupestri neandertaliane nelle grotte spagnole di Ardales, La Pasiega e Maltravieso – hanno progressivamente sfatato questa idea.

Oggi esiste un consenso crescente sul fatto che anche i Neanderthal praticassero comportamenti simbolici: utilizzavano pigmenti, modificavano oggetti naturali e partecipavano a rituali, lasciando tracce tangibili del loro pensiero astratto. L’uomo che raccolse quella pietra, vide in essa un volto, vi aggiunse un segno e lasciò il proprio tocco personale, oggi rilevabile grazie alla scienza. Con questo gesto, ha inconsapevolmente stabilito un ponte millenario tra la sua umanità e la nostra, lasciando un’impronta – nel vero senso della parola – nella storia dell’arte e del pensiero simbolico.

Fonte:

https://theconversation.com/oldest-known-human-fingerprint-discovered-on-ancient-neanderthal-artwork-with-help-from-spains-forensic-police-258608